Il Punto di Mauro Masi. Gli Stati Uniti stanno mettendo sotto controllo i profili social dei turisti

Gli Stati Uniti stanno per rendere operative norme più stringenti sui controlli sui profili e attività sui social network in particolare per ciò che riguarda i turisti che si  recano negli USA così come per i detentori di visti d’ingresso.

In buona sostanza, tutti coloro che entreranno negli States – compresi i cittadini delle 40 nazioni “amiche” (tra cui l’Italia) che hanno diritto al “Visa Waiver” (che permette 90 giorni di permanenza temporanea) – dovranno formalmente dichiarare alla dogana i propri indirizzi Facebook e Twitter. Tutto ciò è scritto in una delibera dell’US Customs and Border Protection ( l’agenzia creata nell’ambito  del grande Dipartimento per la Homeland Security – la sicurezza nazionale –  e incaricata della sicurezza dei confini e delle frontiere) che è stata posta al dibattito pubblico per 60 giorni e poi, se non emergeranno forti e motivati elementi contrari, diventerà operativa.

In questo caso, si tratterà di aggiungere ai documenti che già ora debbono essere compilati quando si entra negli USA,  i riferimenti dei propri account sui social.

La cosa sembra semplice ed innocua ma sta già sollevando un vespaio di polemiche da parte di  chi ritiene che sia una procedura che tocca delicati profili di privacy senza avere alcun effetto sulla lotta al terrorismo. Infatti, si argomenta, è ben difficile  pensare che chi partecipa ad un network on line con radici nel terrorismo lo dichiari volontariamente alla dogana; mentre invece questo obbligo violerà nei fatti la privacy della stragrande massa di visitatori e potrà costituire un pericoloso precedente per tutta una serie di attività collaterali (tra poco per comprare un biglietto di aereo o di treno bisognerà dichiarare la propria presenza su Internet?).

Attenzione, di queste cose ce ne occupiamo perché quello che accade negli USA, soprattutto in questo campo, dopo un breve lag temporale accade poi da noi, a volte anche in maniera peggiorativa.

Varie mail di lettori mi chiedono cosa sia un “troll”. Troll è un termine che indica, nel linguaggio della Rete, un utente che nell’anonimato o sotto falsa identità manda messaggi provocatori, violenti, disturbanti, comunque fuori tema e, spesso, senza senso compiuto. Sappiamo tutti che il “trollismo” è una piaga crescente dei social network che li sta facendo diventare una sorta di sfogatorio dell’odio represso (“internet come cultura dell’odio”, ammoniva Time magazine due settimane fa)  di tanta gente che vive una condizione di disagio (che può essere sia personale che sociale) e talora di vera malattia. Qualcosa di urticante e pericoloso cui prima o poi bisognerà mettere un freno;  e non  sarebbe difficile, basta eliminare l’anonimato in Rete cosa che, come detto più volte in questa Rubrica, è tecnicamente attuabile anche con facilità.