Il Punto di Mauro Masi. Il confine sottile tra plagio e citazione nella musica. E ora ci sono anche i social che si ergono a giudici

C’è un tema che è sempre molto vivo nel peculiare mondo dei social ed è quello della dicotomia tra plagio e citazione in particolare nel mondo della musica

C’è un tema, tra i tanti, che è sempre molto vivo nel peculiare mondo dei social ed è quello della dicotomia tra plagio e citazione in particolare nel mondo della musica. E’ di queste ore da noi l’accusa di plagio proveniente da un producer  olandese contro la promessa (?) dell’hip-hop italiano Young Signorino; più in grande, sono ancora vive sui social le accuse a Taylor Swift fatte da una giovane mamma americana ( celebre su Instagram e You Tube) per aver addirittura “rubato” la voce di sua figlia di poco più di un anno per metterla nell’ ”intro” del suo pezzo Gorgeous.

Al di là del dibattito “self-fulfilling” (che si autoalimenta) sulla Rete, resta il tema: quando è plagio (vietato) e quando è citazione (ammessa)?  Difficile dirlo. E’ evidente che la linea di confine tra l’uno e l’altro può essere molto sottile anzi c’è chi sostiene che tutta la storia della musica è stata, più o meno, costruita su “plagi” (o forse su citazioni) di autori ed opere già esistenti. Un dibattito che va avanti da anni:  limitandoci al nostro Paese e per stare ai tempi più recenti voglio ricordare che è stato l’oggetto di due famosi processi iniziati nella seconda metà degli anni ’90 e protrattisi per molto tempo: quello tra il cantante Albano Carrisi e Michael Jackson e quello tra il cantante Sergio Endrigo e il compositore Luis Bacalov. Il primo processo, intentato  da  Carrisi per un presunto plagio dell’artista americano, ebbe due sentenze la prima a favore di Carrisi, la seconda contro e si chiuse nel 2001 con una transazione tra le parti. Interessante notare che i magistrati di Roma incaricarono il maestro Luciano Chailly quale CTU (commissario tecnico d’ufficio) che dichiarò che i due brani interessati erano sostanzialmente identici ma ciononostante egli non riteneva di poter affermare che ciò fosse un plagio. Qualcosa di simile sostenne il Maestro Ennio Moricone incaricato dal Tribunale di Roma quale  perito (insieme al Maestro Luciano Berio) nel primo grado della causa in cui Endrigo accusava Bacalov (a lungo suo collega in tante composizioni e spettacoli) di aver copiato un suo brano nella colonna sonora del film il Postino vincitore dell’Oscar di categoria nel 1996. Moricone riconobbe la similitudine delle composizioni ma, parlando tra l’altro di “tematiche della musica popolare ormai esaurite”,  escluse l’esistenza del plagio preferendo sottolineare semmai l’esistenza di alcune “citazioni”. A seguito di queste perizie, Endrigo perse il primo grado; vinse tuttavia l’appello e solo nel 2013 (prima della pronuncia della Cassazione) Bacalov accettò di riconoscere i diritti del cantautore istriano depositando in SIAE una nuova iscrizione della colonna sonora del Postino in cui il cantante ne risultava come co-autore. Sergio Endrigo era morto otto anni prima.