Il Punto di Mauro Masi. L’Unione europea spinge sull’acceleratore: vuole il 5G entro il 2020

C’è una sigla che per ora aleggia solo tra gli addetti ai lavori delle ICT ma che tra poco diventerà di dominio comune anche qui in Italia: è “5G”. Oggi “5G” è, più che altro, un riflesso di idee e speranze, le più varie;  il dibattito in corso verte proprio su cosa riguardi esattamente. In ogni caso, riguarderà la prossima generazione mobile e dovrebbe permettere velocità di trasferimento altissime (per esempio, scaricare un film intero in pochi secondi) e maggiore efficienza. E’ noto infatti che alle nuove generazioni mobili sono assegnate bande di frequenza e maggiore larghezza di banda spettrale per canale di frequenza (all’1G fino a 30KHz; al 2G fino a 200KHz; al 3G fino a 5 MHz e  al 4G fino a 20 MHz) con sostanziale aumento della velocità di trasmissione. Ciò sarà possibile anche per il 5G? Molto probabilmente si, ma c’è chi ne dubita e comunque una maggiore velocità di trasmissione “di picco” non necessariamente potrebbe essere la caratteristica prioritaria del 5G che piuttosto potrebbe risiedere nella capacità di abilitare una serie di servizi diversi. Non più soltanto le chiamate vocali, i messaggi, Internet ma anche la connessione tra diversi dispositivi, tra sensori e macchine: quindi un orizzonte aperto sul mega-mondo dell’Internet of Things (Internet delle cose). Le Autorità dovranno fissare gli standards avendo a mente che il 5G dovrà comportare (almeno): una rete mobile super efficiente; una rete senza fili in fibra  convergente; una rete super veloce a copertura “continua” e affidabile. Perché tutto ciò sia pienamente possibile sarà necessaria la fibra ottica, con tutto quel che ne consegue, soprattutto in Italia. La Commissione UE  pressa perché tutto sia pronto entro il 2020 e che, soprattutto, entro quella data siano liberate negli Stati membri le frequenze oggi occupate dalle TV per destinarle allo sviluppo dei servizi 5G e Internet of Things. Le nostre Autorità stanno valutando con molta attenzione la road map necessaria per l’Italia. In questo contesto, è da segnalare che a metà del prossimo settembre gran parte dei protagonisti italiani della vicenda si troveranno intorno ad un tavolo organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi per elaborare idee e proposte concrete da offrire alla valutazione del mercato e delle Istituzioni. Il tempo stringe e le opportunità del 5G, il nostro Paese, non può permettersi di perderle.

 

Debbo ringraziare il dr. Mario Gazzola dell’Ufficio stampa di BSA Italia per avermi inviato una precisazione sui dati pubblicati nella Rubrica di sabato scorso. La pirateria del software in Italia è ora al 45% (non il 49% come ho scritto) del legale. Meglio naturalmente; anche se resta tutta la gravità del fenomeno.