Il Qatar aiuta l’Isis? E l’Italia gli vende armi. Nel 2016 firmate commesse per 5,3 miliardi tra bombe, siluri e navi militari

Il Qatar finanzia l'Isis? Bene: noi gli vendiamo armi. Nel 2016 firmate commesse per 5,3 miliardi tra bombe, siluri e navi

La tempesta diplomatica che si è abbattuta sul Golfo Persico non ha precedenti e c’è da scommetterci avrà importanti ripercussioni nel quadro geopolitico internazionale. Non fosse altro per un motivo: l’accusa mossa contro il Qatar da Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi, Egitto e Yemen è quella di supportare i gruppi terroristici che “vogliono destabilizzare la regione”. Il riferimento è alle formazioni dei Fratelli Musulmani egiziani, dello Stato Islamico-Isis e di Al-Qaeda. Insomma, il Qatar finanzierebbe il terrorismo islamico. Eppure c’è un Paese, tra i tanti, che pare non si sia fatto mai troppi problemi di tali presunti e inquietanti rapporti. Parliamo, ahinoi, della nostra Italia. Ebbene sì: mentre i sauditi (che certamente non brillano in quanto a tutela dei diritti umani: basti pensare alla sanguinaria guerra in Yemen) hanno chiuso i rapporti con il Qatar per via dei rapporti con il terrorismo, il nostro Paese pare non essere minimamente interessato dal problema. A scorrere però l’ultima relazione sulle autorizzazioni rilasciate dal Governo italiano per l’esportazioni di armi, ci sarebbe di che preoccuparsi: il Qatar è stato nel 2016 il nostro ottavo cliente, subito dopo – per capirci – degli Stati Uniti.

Incredibile salto – Ma ciò che salta all’occhio facendo un confronto spalmato negli anni, è soprattutto il balzo in avanti: nel 2014 le autorizzazioni rilasciate per la vendita di armi al Qatar ammontavano a 1,65 milioni di euro, nel 2015 a 35 milioni, nel 2016 siamo arrivati alla cifra monstre di 341 milioni di euro. Un incremento a dir poco spaventoso. A questo punto andiamo a vedere cosa ha comprato il Qatar in Italia. Nella relazione, che in verità come denunciano da anni le associazioni pacifiste non brilla in trasparenza, non elenca nel dettaglio i contratti siglati, ma soltanto le macro categorie. Ebbene, dalla lista emerge che i 341 milioni di spesa sono, tra le altre cose, per aeromobili da guerra, bombe, siluri, razzi, missili, armi, software e “sistemi d’arma di calibro superiore a 12,7 mm”.

La super commessa – C’è da stupirsi? probabilmente no. Anche perché la cifra è in realtà molto più alta di quanto non sia riportato nella relazione. Come osserva Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) di Brescia, esattamente l’anno scorso – giugno 2016 – il ministro della Difesa Roberta Pinotti e il suo collega del Qatar, Khalid bin Muhammad Al-Attiyah, hanno sottoscritto un “Memorandum of Understanding (MoU) per la cooperazione nel settore navale tra i due paesi”. Tra le altre cose, in quell’incontro, sono stati firmati anche “i contratti per la fornitura di mezzi navali (fabbricati da Fincantieri, ndr) e sistemi d’arma per circa 5 miliardi di euro”.  Ed ecco che la cifra sale esponenzialmente. Strano che non sia riportata nella relazione considerando che l’accordo è di giugno e la relazione è stata consegnata ad aprile 2017. Se ci fosse stata, ovviamente, le autorizzazioni per il Qatar sarebbero salite a 5,3 miliardi di euro. Ergo: il Paese è, di fatto, il nostro secondo maggior acquirente dopo solo il Kuwait (altro Paese su cui si addensano pesanti ombre su possibili legami con i terroristi) che ha raggiunto la cifra di 7,7 miliardi di spesa.Ora vedremo se arriverà qualche segnale dal Governo. Difficile, dato che le associazioni pacifiste, a cominciare dalla Rete per il Disarmo, come ci conferma ancora Beretta, chiedono da tempo all’Esecutivo di interrompere la vendita di armi a Paesi dittariali e sui cui rapporti si addensano ombre inquietanti. E non parliamo solo del Qatar ma anche dei suoi stessi ex alleati, a cominciare dall’Arabia, che da due anni bombardano in Yemen pure sui civili con ordigni made in Italy.

Tw: @CarmineGazzanni