Meno poltrone ma quelle giuste. Così Berlusconi si consola nella partita del sottogoverno. Dentro fedelissimi e trombati. Ma soprattutto il presidio su Giustizia e televisioni

Fermate le rotative e cancellate tutti i pensosissimi editoriali che da giorni vorrebbero farci credere che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni abbia tenuto a bada i suoi alleati. Niente di tutto questo e per rendersene conto basta scorrere i nomi e le appartenenze dei sottosegretari e dei viceministri. Il sottogoverno è diventato il bidone della raccolta differenziata dove accogliere le mire di Forza Italia, dove riciclare e infilare gli impresentabili e dove risarcire gli alleati.

Si poteva cascare nel balletto di Giorgia Meloni sul coordinatore di Forza Italia in Calabria Giuseppe Mangiavalori, ritenuto “inopportuno” dalla leader di Fratelli d’Italia perché citato in due diverse inchiesta sulla ‘Ndrangheta. Nessun problema: al suo posto c’è Maria Tripodi che nonostante non sia stata rieletta tra i berlusconiani approda comunque a Roma come sottosegretaria gli Esteri. Stesso discorso sulla Giustizia che Berlusconi ha voluto con tutte le sue forze fin dall’inizio delle trattative di governo. È vero, alla fine la scelta è ricaduta sull’ex magistrato Carlo Nordio ma in via Arenula arriva come viceministro. Avere il suo avvocato come numero due del Ministero alla Giustizia può accontentare perfino un crapulone come Silvio.

Si diceva che fosse sconveniente anche qualche scherano di Berlusconi all’ex Mise (ora Ministero delle Imprese e del Made in Italy) per quel mai risolto problema di conflitto di interessi. Detto fatto: Valentino Valentini affiancherà Alfonso Urso. E per non farsi mancare niente Alberto Barachini, giornalista ed ex anchorman Mediaset (che ha iniziato la carriera accanto a Emilio Fede al Tg4) già presidente della Commissione di Vigilanza Rai. che sia un uomo di Mediaset gestire i fili dei finanziamenti pubblici alle stesse aziende in cui lavorano le reti televisive , l’editoria e i giornali della famiglia Berlusconi rende perfettamente l’idea di quanto sia vecchio il nuovo che Giorgia Meloni vorrebbe rivenderci.

La qualità del sottogoverno, era facile immaginarlo, rispecchia quella del suo fratello maggiore, in versione discount. Così ci ritroviamo la Cultura martoriata dalla leghista Borgonzoni (chi meglio di una che ammise di non leggere libri da almeno tre anni?) e Vittorio Sgarbi (ultimamente famoso per le sue culturalissime dirette social seduto sulla tazza del cesso). Ci pensa invece Salvini a riportare al governo Giuseppina Castiello, già sottosegretaria per il Sud nel governo gialloverde. Dopo una carriera tra AN, Popolo della Libertà e Lega l’ex fedelissima di Nicola Cosentino finisce ai Rapporti con il Parlamento. Dulcis in fundo Galeazzo Bignami, di Fratelli d’Italia, che salì all’onore delle cronache per essersi fotografato con una divisa delle SS e per avere girato un video in cui spiattellava tutti i nomi degli stranieri residenti nelle case popolari a Bologna. Un posticino ovviamente anche per Isabella Rauti, figlia del fondatore dell’MSI, tanto per tenere accesa la fiamma.

Silvio Berlusconi alla fine si prende 17 poltrone, i suoi alleati Salvini e Meloni si accontentano di 11 a testa. Bastano già i numeri per fotografare i rapporti di forza, quelli veri, che escono dalla narrazione.