La Sveglia

Il richiamo del sangue. Giorgia batte Silvio

Fratelli d'Italia è un affare di famiglia. L'allieva supera il maestro di Arcore.

Il richiamo del sangue. Giorgia batte Silvio

Fermi tutti. La “privata cittadina” Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio Giorgia nonché moglie del ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ora si dichiara “militante da quando aveva 17 anni” e rivendica il proprio ruolo di responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia (di cui è segretaria la sorella) e del tesseramento.

Fratelli d’Italia è un affare di famiglia. L’allieva supera il maestro di Arcore

Si sgretolano in una battito di ciglia le ripetute doglianze della cittadina che lamentava incursioni nella sua vita privata solo “perché sorella di Giorgia Meloni”. Si era sbagliata: essere sorella di Giorgia Meloni ora è il primo punto sul suo curriculum e si dice pronta a candidarsi per le prossime elezioni europee perché è “un soldato” a disposizione del partito. Ovvero della sorella.

Il familismo nella politica italiana non è una novità. Il marchio di fabbrica del “cognome che funziona” è una tentazione in cui sono caduti in molti e l’acquolina nella bocca di Pier Silvio Berlusconi sta a lì a dimostrarlo. Ma una leader di partito che guida anche un governo e che decide di scegliere una sorella per vigilare all’interno della sua compagine politica ha un solo precedente: Kim Jong-un, leader supremo della Corea del Nord. Non proprio un’ispirazione di cui andare fieri.

Nemmeno Silvio Berlusconi, il più grande interprete della politica e del partito come proprietà privata, si era spinto a tanto. Le sorelle d’Italia, cognati annessi, sono un unicum internazionale che svela almeno un particolare: Meloni è ossessionata dal controllo e si fida solo del sangue del suo sangue. Anche questo non è un precedente fortunato.