Il Riesame accoglie il ricorso dell’Ilva. L’Altoforno 2 di Taranto non deve essere spento. I sindacati: “Ora ArcelorMittal rispetti le prescrizioni”

Il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso dei Commissari straordinari di Ilva Spa contro la chiusura dell’altoforno 2 all’acciaieria di Taranto. E’ stata quindi annullata la decisione del giudice del Tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano, di respingere l’istanza di proroga dell’uso dell’impianto. Il collegio di giudici ha accolto l’appello che era stato proposto il 17 dicembre scorso dai legali dell’Ilva concedendo all’amministrazione straordinaria la facoltà d’uso dell’Altoforno 2 subordinata all’adempimento delle residue prescrizioni, in tutto o in parte non eseguite.

In particolare il Riesame ha assegnato, a decorrere dalla data di deposito dell’ordinanza, “sei settimane per l’adozione dei cosiddetti dispositivi “attivi”; a decorrere dalla data del 19 novembre 2019 nove mesi per l’attivazione del caricatore automatico della massa a tappare; 10 mesi per l’attivazione del campionatore automatico della ghisa; 14 mesi per l’attivazione del caricatore delle aste della Maf (Macchina a forare, ndr) e sostituzione della Maf”.

“Una buona notizia la proroga di utilizzo dell’altoforno 2 della ex Ilva di Taranto. Ma ora vanno completati subito i lavori per la sicurezza dell’impianto. ArcelorMittal rispetti gli accordi per rilanciare lo stabilimento, tutelare l’occupazione, risanare l’ambiente. Occorre senso di responsabilità” ha commentato su Twitter la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

“Scongiurato il pericolo di fermata dell’Afo 2 e dell’ex Ilva – ha dichiarato, invece, il segretario Generale Uilm, Rocco Palombella -, ora ArcelorMittal rispetti le prescrizioni vincolanti emesse dal Giudice del Riesame per evitare di avere nei tempi prescritti rischi di incidenti, e non ritrovarci nelle medesime condizioni al termine dei tempi stringenti previsti dal dispositivo giudiziario. Ora chiediamo il rientro al lavoro dei 1.273 in Cigo e dei circa 1.900 in cigs per evitare migliaia di esuberi strutturali”.

“Le lancette tornano indietro al 5 novembre 2019 – ha aggiunto il leader Uilm – quando ArcelorMittal dichiarò di voler recedere dal contratto di affitto. E’ bene che l’azienda, i commissari straordinari e il Governo sappiano che questa decisione giudiziaria non risolverà i problemi drammatici che lo stabilimento di Taranto dovrà affrontare. Il verbale di accordo, sottoscritto lo scorso 20 dicembre tra l’azienda e i commissari, non risolve assolutamente le difficoltà esistenti e non dà nessuna certezza sulle prospettive future”.

“E’ indispensabile – continua Palombella – che arrivi immediatamente, in concomitanza con l’avvio della trattativa tra ArcelorMittal, commissari e Governo, la convocazione di un tavolo sindacale. Qualsiasi ipotesi di accordo o assetti societari differenti, devono ripartire dalla conferma dell’accordo del 6 settembre 2018, dagli investimenti per un totale di 2,4 miliardi di euro, in particolare 1,1 miliardi per interventi ambientali e 1,3 miliardi per quelli impiantistici, la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori, a partire da quelli che si trovano in Amministrazione straordinaria e quelli che sono nel sistema degli appalti”.

“Non faremo sconti a nessuno – conclude il segretario generale della Uilm – e saremo contrari a qualsiasi rinnovo della cassa integrazione ordinaria mascherata da problemi di mercato. Il Governo farebbe bene a provvedere immediatamente a rispettare gli accordi sottoscritti e a ripristinare tempestivamente l’integrazione salariale al 10% per i lavoratori attualmente in cassa integrazione in Amministrazione straordinaria. Purtroppo questa vicenda ci deve far riflettere sui rischi che si possono correre qualora le parti in causa non assolvono a un ruolo di responsabilità che gli compete”.