Il ritorno dell’inevitabile Gnudi

di Sergio Patti

A volte ritornano. Altre, non vanno mai via. Sono quei fenomeni italiani capaci di cavalcare ogni stagione, uscendo sempre con la sacca piena di incarichi, prebende, impegni di grande responsabilità. Come se non ci fossero altri professionisti all’altezza. Così il Governo non ha trovato di meglio che affidare a Piero Gnudi il compito di commissario straordinario per l’Ilva, sostituendo Enrico Bondi che magari un’idea sul problema se l’era appena fatta, ma al quale era scaduto il mandato. L’Ilva d’altronde è uno dei grandi nodi dell’economia nazionale. Il lavoro giusto per un signore che un piede al ministero dello Sviluppo Economico ce l’aveva già messo lo stesso giorno dell’arrivo del ministro Federica Guidi, figlia di quel Guidalberto storico amico di famiglia per Gnudi. A legarli mille incroci in Confindustria, nelle banche, negli affari di quella ricca Bologna dove Gnudi ha gestito per anni uno dei principali studi tributari. rapporti antichi, che l’attuale ministro aveva subito rinverdito assegnando a Gnudi l’incarico di consulente – a titolo gratuito – del suo dicastero.

Benservito a Bondi
Il tempo di capire che c’era da fare ed ecco saltare fuori l’Ilva. In quattro e quattr’otto il governo rinuncia alla collaborazione di Bondi e con altrettanta velocità lo sostituisce. C’è d’altronde da fare in fretta. L’Ilva è la maggiore acciaieria d’Europa, con 12 mila addetti, giganteschi problemi ambientali da risolvere e altrettanti problemi con le banche.

Poltrone e divani
Serve dunque un manager “ammanicato”. Possibilmente più di Massimo Tononi e Fulvio Conti, altri nomi circolati nelle scorse ore. Ecco dunque il solito Gnudi, che a collezione di poltrone non ha proprio rivali. Tra le altre tante cose è stato ministro per lo sport, il turismo e gli affari regionali durante il governo di Mario Monti. Da sempre legato a Romano Prodi, ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Enel per 9 anni e in precedenza di Iri, oltre che consigliere di Unicredit e Eni. Amico di Gianni Letta, consigliere di molti potenti, è passato attraverso ogni stagione. Dunque non sarebbe esattamente lo stereotipo di quel rinnovamento che il Governo predica. Ma con certi fenomeni a quanto pare è più difficile che mandare ai guiardinetti persino i D’Alema e i Bersani.