Il Russiagate viaggia su Whatsapp. Si scava nelle chat di Savoini. I pm a caccia dei messaggi scambiati con Salvini. E ora l’indagato chiede il dissequestro del telefonino

Sarà pur vero che le parole del premier Conte non gli interessano affatto. Ma forse Matteo Salvini farebbe bene ad ascoltarle perché bollare lo scandalo Russiagate come se si stesse parlando di una barzelletta, rischia di diventare una posizione insostenibile. Anzi che ci sia davvero qualcosa di grosso ormai è lecito pensarlo e non tanto per le continue rivelazioni, degne di una spy story hollywoodiana, quanto per le reazioni delle persone già coinvolte. Un caso su tutti è senza dubbio lo strano episodio accaduto ieri e che ha riguardato Gianluca Savoini, su cui pende la pesante accusa di corruzione internazionale.

Quest’ultimo in mattinata e attraverso i suoi legali aveva fatto sapere di non voler ricorrere al Riesame contro i sequestri a suo carico effettuati dai finanzieri nei giorni scorsi, poi però nel pomeriggio si era rimangiato tutto. Può sembrare una vicenda di poco conto e che attiene le strategie difensive che di tanto in tanto vengono scelte dai legali ma non si può escludere a priori che dietro possa esserci altro. Curiosamente nella mattinata di ieri, alcune fonti ben informate avevano fatto trapelare l’esistenza di alcune chat whatsapp tra Savoini e Salvini.

Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che il Capitano aveva sempre affermato che l’amico non fosse un rappresentante del partito ma solo ed esclusivamente il presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia. Una versione che ora però sembra scricchiolare pesantemente. A far nascere dubbi sul ruolo rivestito da Savoini, infatti, ci aveva pensato per primo il Capo del Governo Giuseppe Conte nel corso del suo intervento in Aula.

COLPI DA KO. In quell’occasione e in una seduta dove non sono mancati colpi di scena inclusa l’irrituale uscita di scena degli appartenenti a M5S, mentre tutti si interrogavano sull’assenza del leader del Carroccio, senza che nessuno se ne accorgesse il premier iniziava a prendere a picconate la versione del suo vicepremier. “Salvini è stato presente a Mosca anche il 15 luglio 2018 per la finale del mondiale di calcio e il 16 luglio 2018 per l’incontro con le controparti russe. In quella occasione la delegazione ufficiale del ministero dell’Interno comprendeva anche il nominativo del signor Savoini” aveva spiegato Conte nella sua informativa.

Il secondo devastante colpo alla ricostruzione del Capitano è stato invece quello che gli hanno rifilato, seppur indirettamente, i finanzieri. Dai loro sequestri, infatti, emergerebbe che a luglio 2018 i contatti tra il vicepremier e il presidente dell’associazione Lombardia-Russia fossero pressoché quotidiani. E sarebbero continuati anche a ottobre dello stesso anno quando, cioè, sarebbe avvenuto l’incontro all’hotel Metropol di Mosca tra tre russi e tre italiani, ossia Savoini, Gianluca Meranda e Francesco Vannucci. Un appuntamento in cui, secondo i pm lombardi, avrebbe preso il via una presunta trattativa con gli uomini di Vladimir Putin per far ottenere al Carroccio un ricco finanziamento da 65 milioni di dollari.