Il super piano di mister spending review

Il super piano di Mister spending review.
Il commissarrio di governo Carlo Cottarelli ha spiegato al Forum di Cernobbio come nel progetto me alla prima fase, ora sottoposta alle scelte del governo, ne seguiranno altre due.

«La seconda – afferma nella riunione a porte chiuse – comincerà il primo maggio per concludersi a metà settembre» e si concentrerà nel formulare «ipotesi concrete di revisione della struttura dello Stato». Cita le 103 Ragionerie territoriali, le 103 commissioni tributarie provinciali, le 107 sedi distaccate dell’Agenzia dell Entrate, tutte da razionalizzare. Parla della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, con la «fatturazione e i pagamenti elettronici». A proposito: «Degli attuali 15 mila centri di elaborazione dati ne basterebbe un centinaio». E ricorda che «anche dopo l’introduzione delle e-mail sono rimasti in servizio i commessi che una volta portavano pezzi di carta da un ufficio all’altro». Ci saranno degli esuberi, quindi. Almeno 85 mila al 2016 secondo una stima preliminare contenuta nelle famose diapositive. Comunque, assicura Cottarelli, si troveranno «modi per risolvere il problema senza licenziare le persone».

Ed esiste infine «una terza fase della revisione della spesa che mi terrà occupato dalla fine del 2014». E sarà dedicata all’introduzione del «performance budgeting», un sistema che prevede la «presentazione dei bilanci dello Stato anche in termini di obiettivi che si vogliono raggiungere con i programmi di spesa». Con cadenza annuale o biennale «bisogna valutare se il piano di spesa è stato efficiente in termini di outcome», di risultato insomma. Secondo Cottarelli «è questa la vera spending review», già introdotta in Paesi come la Gran Bretagna, l’Australia, la Nuova Zelanda «e di recente in Austria». Un processo di controllo permanente, che funziona con la «trasformazione dei dirigenti pubblici in manager da valutare in termini di risultati raggiunti».

Da Cottarelli arriva un segno di stima per il suo predecessore, Enrico Bondi: «Non è vero che non ha portato risultati». Spiega però che il cambio di passo avvenuto col governo Renzi è dovuto a «un punto essenziale per il successo di qualsiasi revisione della spesa: avere obiettivi chiari». Sbagliato chiedere a un commissario quanto può raccogliere tagliando qua e là. Meglio partire con un numero in testa, in questo caso «32 miliardi per ridurre la tassazione del lavoro» e sanare così lo svantaggio competitivo col resto dell’Europa. «Questo – dice Cottarelli – ha dato un impulso forte» al suo lavoro «molto tecnico» che, su un arco di tre anni, lo ha portato a individuare le aree di intervento. Dall’11 marzo, afferma, «è partita la fase critica, è il momento delle decisioni politiche», culmine di questa prima fase. Quanto ai criteri, sottolinea che «tutti i settori della Pubblica amministrazione devono partecipare alla revisione della spesa».

Ma non sono tagli lineari. Per buona parte, sostiene, «è un’operazione di efficientamento». Come la riduzione delle «attuali 32 mila centrali d’acquisto (le stazioni appaltanti per le spese “sopra soglia” dai 200 mila euro, ndr) a 30-40». Sui risparmi incide anche «un’accelerazione dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione» perché «qualunque impresa se pagata più velocemente e con maggiore certezza può abbassare i prezzi». Cottarelli ci crede. «Per aspera ad astra…», è la citazione che sceglie per chiudere il suo intervento. «Nelle asperità ci siamo, speriamo di arrivare presto agli astri…».