Il Tav sul binario morto. Parigi non nega lo stop al progetto

Contrordine, pure i francesi si sono sbagliati. I costi del Tav superano di gran lunga i benefici.

Il Tav sul binario morto. Parigi non nega lo stop al progetto

Quando sono trapelate le prime indiscrezioni secondo cui Parigi stava pensando a un rinvio al 2043 del Tav, l’alta velocità che collegherà Torino a Lione, Matteo Salvini deve aver avuto un mancamento. Già perché sull’opera il ministro leghista delle Infrastrutture ha puntato gran parte della sua recente vita politica e per questo, dopo aver dichiarato che “al di là degli insulti, delle polemiche e delle provocazioni che registriamo con stupore, siamo preoccupati dalle titubanze francesi a proposito di Tav. Da Parigi ci aspettiamo chiarezza”, deve aver tirato un sospiro di sollievo quando il suo omologo francese, Clément Beaune, ha smentito – a metà – le indiscrezioni. Lo stesso, infatti, ha affermato che al momento non è stata presa “nessuna decisione, decideremo a luglio” precisando che le voci, contenute in un articolo di Repubblica, non sono infondate ma fanno riferimento “ad un rapporto indipendente consegnato al governo”.

Contrordine, pure i francesi si sono sbagliati. I costi del Tav superano di gran lunga i benefici

Insomma le titubanze a Parigi esistono e il ministro Beaune non ha detto che l’opera andrà avanti a ogni costo perché si riservano di prendere una decisione entro due mesi. In altre parole in Francia, malgrado la cosa sia stata silenziata sui giornaloni, c’è una discussione continua su un’opera che viene rimandata di anno in anno mentre i costi continuano a levitare. Un buco nero già denunciato a suo tempo dall’Unione europea.

Nel 2020, dopo anni in cui Bruxelles aveva incoraggiato la realizzazione del tunnel, era arrivato il dietrofront con la Corte dei Conti europea che aveva demolito il Tav in quanto i costi erano quasi raddoppiati rispetto al piano iniziale, i ritardi si erano accumulati fino a raggiungere il record di 15 anni – segnalando un valore ben al di sopra della media registrato in tutta l’Ue per opere simili -, e segnalando come persino la sostenibilità economica a lungo termine sarebbe a rischio.

Nel 2020 il costo dell’opera era già lievitato a 9,6 miliardi di euro

Per quanto riguarda i costi, la Corte spiegava che da Bruxelles erano stati stanziati fino a quel momento 1,2 miliardi di euro a fronte di un progetto che inizialmente stimava una spesa di 5,2 miliardi di euro. Peccato che al momento del parere, il costo dell’opera era già lievitato a 9,6 miliardi di euro anche per via di alcune varianti al progetto che nel frattempo era passato da una galleria a due. Ma la cosa più incredibile è senza dubbio l’analisi sui benefici visto che nella relazione si leggeva che “tenendo conto del numero di passeggeri attesi e del potenziale traffico, la popolazione complessiva che vive nel bacino d’utenza è troppo poco numerosa per assicurare una sostenibilità economica a lungo termine”.

Tav che, è bene ricordarlo, è riuscita ad unire anche cittadini italiani e francesi che da mesi lottano per impedire la realizzazione di questa infrastruttura internazionale che ritengono, a quanto pare a ragione, dalla più che dubbia utilità. Proprio il 2020 è l’anno di svolta per l’opera perché è il momento in cui, evidentemente, gli scricchiolii nel progetto si fanno sempre più rumorosi.

Salvini: “L’Italia è stata ed è di parola, non possiamo accettare voltafaccia su un’opera importante non solo per i due Paesi ma per tutta Europa”

Ma se in Italia Salvini ha continuato imperterrito a sostenere il Tav, evidentemente in Francia qualcuno si è posto più di qualche dubbio tanto che ieri il ministro leghista ha detto sconsolato che “l’Italia è stata ed è di parola, non possiamo accettare voltafaccia su un’opera importante non solo per i due Paesi ma per tutta Europa”. Parole che dimostrano come il Capitano, pur avendo incassato il dietrofront di Beaune, non è che si fidi più di tanto. E fa bene perché il dibattito in Francia esiste come anche gli studi di settore che spiegano perché l’opera oltre ad essere anacronistica è anche sbagliata.

A spiegarlo è il Conseil d’orientation des infrastructures che ha effettuato uno studio per conto del ministero dei trasporti francese e che altro non è che il documento da cui sono scaturite tutte le indiscrezioni sul possibile stop di Parigi. Sull’opera è intervenuto il deputato piemontese Antonino Iaria, capogruppo M5S in commissione Trasporti, spernacchiando il governo: “Che il Tav non fosse una priorità per i francesi era noto anche ai muri. E a Salvini, che è sempre stato uno dei più accalorati supporter dell’opera, lo diciamo da anni. Solo in Italia si lasciano indietro opere infrastrutturali indispensabili, siano esse stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali poco cambia, per portare avanti progetti dai costi smodati e dai tempi di realizzazione indefiniti come il Tav o il ponte sullo Stretto”.

Lo stesso ha concluso puntualizzando che “nonostante l’acqua sul fuoco gettata dal ministro transalpino ai Trasporti, l’interesse dei francesi nei confronti del Tav è impalpabile da due decenni. Solo da noi il ministro delle Infrastrutture si prodiga in dichiarazioni da Far West per una tratta ferroviaria che è l’ultimo dei pensieri per i piemontesi e per gli italiani tutti. Purtroppo però, con questo governo il copione è chiaro: la propaganda prima di tutto”.