Il terrorismo ci ha dichiarato guerra. Ma l’Europa non fa nulla. Il massacro accelera l’intervento dell’Italia in Libia. Un’azione necessaria anche per fermare i profughi

Inutile girarci intorno. Sullo sfondo dell’attacco terroristico in Tunisia si apre lo scenario di un’ accelerazione di un intervento in Libia. Un’azione necessaria, vista la vicinanza dei due paesi e l’allargarsi della azioni violente e terroristiche nel paese che fu di Gheddafi. Sì, perchè tutta la Libia è ormai dilaniata dall’espansione del fondamentalismo di cui non sembra ancora essere stata compresa la gravità effettiva. L’intervento dell’Egitto è stato, infatti, salutato con favore dai libici, anche se ha rallentato e non fermato l’avanzata del Califfato.

IL RUOLO DELL’UE
Ma per l’Europa che conta tutto ciò non è una priorità. Per la comunità internazionale è una questione marginale. Per l’Italia, invece, lo sventolare delle bandiere nere nelle vicinanze costituisce un drammatico presagio e una concreta minaccia. Qui non ci si riferisce esclusivamente al livello di allerta che le cellule terroristiche possono svolgere, una volta entrate nel nostro territorio. Ma si teme la possibilità che, una volta conquistate le coste libiche, lo Stato islamico possa vedere come obiettivo seguente direttamente le nostre rive. Del resto, anche il presidente del Parlamento legittimo libico di Tobruk, Agila Saleh, rivendicando gli ottimi rapporti storici tra i due Paesi confinanti, ha esortato il governo italiano a prendere una posizione militarmente più marcata. In primo luogo togliendo l’embargo alle armi legali. E in secondo luogo pattugliando in modo più incisivo, quindi non solo per ragioni umanitarie, il Mediterraneo.

L’INTERVENTO
A Saleh fa eco il premier Matteo Renzi, il quale da tempo ripete in tutte le occasioni possibili che in Libia “bisogna fare in fretta”, che “occorre intervenire prima che l’Isis conquisti le città”.

L’ONU
Che l’Italia avrà un ruolo rilevante in tale intervento lo ha indicato con chiarezza proprio Ban Ki Moon ieri. Il segretario generale dell’Onu si è detto sempre più preoccupato per la presenza nel paese dell’Isis e ha definito “fondamentale” il ruolo dell’Italia, perché il Belpaese rappresenta “una pietra miliare per la pace e la sicurezza internazionale”. Tanto per essere chiaro Ban Ki-moon ha anche fatto un accenno al “modello” di intervento cui pensa, esprimendo apprezzamento per il ruolo stabilizzatore della missione Onu in Libano. Un intervento reso necessario anche pensando al momento particolare che sta attraversando Roma. Durante il prossimo anno giubilare, infatti, la Capitale potrebbe essere un bersaglio facile, dotato ovviamente di una portata simbolica eccezionale. La diplomazia vaticana, d’altronde, non sembra per nulla prendere sottogamba la situazione, anche perché ha un quadro complessivo della violenza anti cristiana che si perpetra nel mondo.

Morti anche quattro italiani

L’Isis colpisce ancora. E, stavolta, è la Tunisia a piombare nel terrore. Ieri un commando di terroristi armati e travestiti da soldati ha attaccato la sede del parlamento di Tunisi, costringendo i deputati a evacuare l’edificio, per poi ripiegare all’interno del museo del Bardo dove hanno preso in ostaggio almeno duecento turisti.

LE VITTIME
Un blitz che è finito nel sangue con 22 vittime. E, tra questi, ci sono pure quattro italiani. Uno dei presunti responsabili dell’attacco sarebbe invece stato arrestato mentre gli altri due sono stati uccisi durante il blitz delle forze speciali.

IL TERRORE
“Qui stanno sparando a tutti, vi prego aiutateci”, ha urlato terrorizzata una dei 100 turisti italiani che, insieme ad altri connazionali della nave Costa Fascinosa, stava visitando il museo archeologico dei mosaici romani quando i terroristi hanno fatto irruzione e preso in ostaggio tutti i 200 presenti. Inoltre, il commando armato di Kalashnikov ha attaccato il parlamento tunisino proprio mentre era in corso un’audizione del ministro della Giustizia Mohammed Salah ben Aissa sulla lotta al terrorismo.

L’ALLARME
Dopo l’attentato dello Stato Islamico, il premier tunisino Habib Essid ha lanciato l’allarme: “Questa sarà una guerra lunga: dobbiamo mobilitarci a ogni livello, tutti insieme, tutte le appartenenze politiche e sociali per lottare contro il terrorismo. Serve unità nella difesa del nostro paese che è in pericolo”. Il premier italiano, invece, ha aperto le sue comunicazioni alla Camera sul Consiglio Ue di oggi e domani parlando dell’attentato al museo di Tunisi: “Il primo pensiero va ai nostri connazionali, alle vittime, il nostro convinto sostegno va al governo tunisino perchè possa uscire da questa prova: l’Italia è al loro fianco. Dove si cerca di aggredire il sistema democratico, la cultura, la moderazione del governo tunisino si colpisce ciascuno di noi”, ha aggiunto Renzi. Solo martedì il governo tunisino rassicurava: “La Tunisia è un Paese sicuro che può essere visitato tranquillamente”. Era il messaggio che la ministra del Turismo tunisino, Selma Ellouni Rekik, lanciava ai visitatori stranieri, smentendo notizie allarmistiche e falsi video circolati sul web circa presunti rischi legati al terrorismo islamico: “Certamente la situazione in Libia non ci aiuta, come avviene sempre quando ci sono problemi in paesi vicini, ma le nostre frontiere sono assolutamente impermeabili a qualunque tentativo di infiltrazione. Non c’è nessun problema di sicurezza in Tunisia.”