Il trentennio di Berlusconi. Tra bunga bunga e leggi ad personam

Il mistero delle origini dell'impero e il partito azienda creato da Dell'Utri. Così si è avvelenato il pozzo della politica.

Il trentennio di Berlusconi. Tra bunga bunga e leggi ad personam

L’ultima bugia della sua vita non ha potuto raccontarla lui. Dire che l’ultimo ricovero al San Raffaele era per un controllo di routine programmato, quando per il giorno dopo era in calendario il suo incontro con gli esponenti di governo di Forza Italia, è stata la bugia raccontata dal cerchio magico di Silvio Berlusconi.

Il mistero delle origini dell’impero e il partito azienda creato da Dell’Utri. Così si è avvelenato il pozzo della politica

L’Italia da ieri è divisa: c’è chi esulta per la morte di un uomo che ha avvelenato il pozzo della politica e ha imperversato per un trentennio, facendo strame di ogni regola e costruendosi norme e leggi ad personam per favorire i propri interessi e quelli delle sue aziende, e c’è chi lo piange perché si è bevuto tutto quello che lui ha raccontato, fino a fare votare il centrodestra compatto in Parlamento su Ruby nipote di Mubarak. In mezzo quanti, al sopraggiungere della morte di un personaggio pubblico, scambiano la necessaria pietas cristiana per una vita che si spegne con una dovuta assoluzione da tutti i peccati commessi dal defunto.

L’imprenditore Berlusconi, del quale le origini delle fortune non sono mai state trasparenti, a cominciare dall’acquisto della villa Casati Stampa (quella che oggi conosciamo come Villa San Martino) per intercessione di Cesare Previti, e dal lavoro da stalliere dato al mafioso Vittorio Mangano in cambio di protezione, sicuramente è stato, oltre che spregiudicato, molto scaltro. è stato il primo a capire che il futuro – si era a cavallo tra anni ‘70 e ‘80 – sarebbe stato nella televisione.

E da una tv riservata ai residenti della sua prima creatura, Milano 2 (la sua attività iniziale era stata quella di costruttore, con una larga e sospetta apertura di credito di alcune banche grazie all’intercessione del padre Luigi a fronte di non elevate garanzie) ha creato la prima tv commerciale che trasmetteva sull’intero territorio nazionale. Sarebbero seguite le acquisizioni di Retequattro e Italia1. Fu il Berlusconi patron di Mediaset, amico di Craxi, a rilanciare sui compensi degli artisti da far traslocare dalla Rai alle sue tv e, anche se pochi oggi lo ricordano, è cominciata così l’epoca dei cachet d’oro nella tv di Stato.

La gente però non andava solo narcotizzata a suon di soap opere e giochi a quiz. Venne allora l’acquisto del Milan e la stagione d’oro della squadra rossonera che rafforzò l’immagine di “vincente” del Cavaliere. Fino ad arrivare alla famosa discesa in campo annunciata nel 1993 (“l’Italia è il paese che amo”) con la calza sulla telecamera per ringiovanire il viso (sarebbero seguiti lifting e trapianto di capelli fino a farlo diventare una maschera di cera). Nacque così Forza Italia, il primo partito nella storia d’Italia costruito con un metodo mutuato dalla tv: il casting. Organizzato dal responsabile di Publitalia, quel Marcello Dell’Utri, vecchio sodale di Berlusconi e sponsor dello stalliere Mangano, che anni dopo sarebbe stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Berlusconi vince le elezioni del 28 marzo 1994 e imbarca per la prima volta in un governo gli eredi della destra neofascista. Il suo governo cadrà dopo un anno e mezzo. Tornerà a Palazzo Chigi nel 2006 e poi nel 2008 fino al 2011, quando porterà l’Italia sul baratro del default con lo spread alle stelle e sarà sostituito dal tecnico Mario Monti. Nel frattempo sul suo capo pendono numerosi procedimenti giudiziari, dai quali si salva per avvenuta prescrizione o archiviazione. Supera di gran lunga quota 30 il numero dei processi in cui Silvio Berlusconi è stato imputato. Processi, sparsi in tutta Italia, nei quali gli sono stati contestati reati che vanno dalla corruzione al concorso in strage, dal falso in bilancio alla concussione, fino al vilipendio all’ordine giudiziario e alla prostituzione minorile.

L’unica condanna diventata definitiva nel 2013 sono i 4 anni di carcere, 3 dei quali coperti da indulto, per la frode fiscale da 7,3 milioni di euro commessa con la compravendita dei diritti tv Mediaset quando era presidente del Consiglio, che lo portò alla decadenza da senatore: la sua incandidabilità è durata sei anni. Era rientrato in Senato con le ultime elezioni, ma ormai con un ruolo da comprimario nel centrodestra a trazione Meloni.

E poi la passione di Berlusconi per le donne: cene eleganti, bunga bunga, lettone regalato dall’amico Vladimir (Putin, ndr), qualcuno ha calcolato che fra risarcimenti, assegni di divorzio e donazioni per quieto vivere (vedi alla voce Olgettine), dal 2010 Silvio Berlusconi avrebbe speso più di 75 milioni di euro. Agli eredi (inclusa la sua finta moglie Marta Fascina), Berlusconi lascia un patrimonio miliardario. Il suo vero miracolo, da populista, è che oggi molti di quelli che lo piangono hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.

 

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