La giudice Federica Emanuela Lipari del Tribunale di Trapani ha sospeso il fermo amministrativo della nave Mediterranea, accogliendo il ricorso dell’organizzazione fondata da Luca Casarini. L’equipaggio era stato sanzionato per aver sbarcato dieci migranti a Trapani, disobbedendo all’ordine di dirigersi verso Genova impartito in base al decreto Piantedosi che assegna porti “sicuri” anche al Nord Italia.
Un provvedimento censurato per «illegittimità nella quantificazione della sanzione». Il 23 agosto, dopo ore in mare, il capomissione Beppe Caccia aveva dichiarato: «Disobbediamo a un ordine ingiusto, obbediamo alle leggi dell’umanità». A bordo, i medici della Sanità marittima avevano certificato il peggioramento delle condizioni psico-fisiche dei naufraghi, rendendo impossibile proseguire per altri tre giorni di navigazione. La giudice ha riconosciuto che la scelta di sbarcare a Trapani era «mossa da esclusivo spirito solidaristico» e finalizzata alla «tutela della vita e della salute in mare», principi sanciti dal diritto internazionale e dalla Costituzione.
La decisione crea un precedente di rilievo per le navi umanitarie, ridimensionando la linea governativa che criminalizza la disobbedienza solidale. Intanto, per un altro episodio del 2020, il team di Mediterranea affronterà un processo a Ragusa il 21 ottobre, ma il verdetto di Trapani segna un punto fermo: la sicurezza non può essere misurata in miglia nautiche, e il mare resta un tribunale che non ammette decreti contro la vita.