Ilva, arriva il siluro di Squinzi: è un esproprio. Per il presidente di Confindustria c’è un atteggiamento incomprensibile da parte della magistratura

Inutile girarci intorno. Quello lanciato ieri da Giorgio Squinzi è un autentico siluro. “Siamo in presenza di un esproprio di un’azienda da parte della magistratura, senza che la proprietà sia stata consultata, senza che sia potuto intervenire in alcun modo”. Sono parole pesanti quelle pronunciate del presidente di Confindustria, ieri, a margine dell’assemblea annuale di Federacciai sulla vicenda dell’Ilva. “Da sostenitore del principio della libera impresa, io personalmente non sono d’accordo”, ha poi detto. Concetti che rafforzano quanto espresso poco prima nell’intervento dal palco, dal quale il leader degli industriali ha definito “irrazionale” e “incomprensibile” la storia dell’acciaieria del gruppo Riva. Nell’assise che si è tenuta a Rho, alle porte di Milano, il numero uno di Confindustria è intervenuto a sorpresa: “Nell’economia reale di un paese a forte specializzazione industriale, secondo in Europa solo alla Germania, la presenza di una solida produzione siderurgica è essenziale per rifornire il mercato interno”. Per il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, “l’esproprio senza indennizzo” consumatosi all’Ilva “è una macchia sulla reputazione internazionale del Paese”. Parole che hanno suscitato il disappunto del direttore generale dell’Ilva, Massimo Rosini, che ascoltate le parole del presidente si è alzato e ha lasciato la sala: “Non condivido per nulla l’analisi del presidente Gozzi e le cifre da lui indicate non trovano alcun riscontro nei risultati della società”. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, secondo la quale la soluzione “che abbiamo individuato era ed è l’unica possibile e compatibile con gli obiettivi” che il governo si era proposto: la salvaguardia dell’ambiente e dell’occupazione.