In alto mare le nuove nomine. Ferme al palo 364 poltrone. Consip, Consap, Gse, Zecca, Ferrovie, Trenitalia & C. Tra Covid ed elezioni è ancora tutto da decidere

L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato da una parte e Consip dall’altra hanno, rispettivamente il 28 e il 29 settembre, approvato i loro bilanci 2019. Ma di rinnovo degli organi sociali in scadenza come sarebbe stato normale che fosse manco a parlarne. Idem per il Gse che ha approvato il bilancio appena qualche giorno fa: il 6 ottobre. Sono tre le società controllate dal gestore dei servizi energetici i cui board devono essere nominati: Acquirente unico, Gestore dei mercati energetici e Ricerca sul sistema energetico. Mentre il Gse deve rinnovare il collegio sindacale. Ma la lista è lunga.

Sono 61 le società direttamente o indirettamente controllate dal ministero dell’Economia, guidato da Roberto Gualtieri (nella foto), in attesa di rinnovo degli organi sociali (consigli di amministrazione, collegi sindacali, amministratori unici). Per un totale di 364 nuove poltrone da gestire. Ma, complici anche il Covid e l’attesa dell’esito delle elezioni, il dossier sulle nomine pubbliche è slittato sino ad a oggi. Da via XX Settembre ci confermano che “è ancora tutto da fare”.

AVANTI IL PROSSIMO. E, così, scelti i gruppi di comando, dopo un lungo confronto politico interno alla maggioranza consumatosi a primavera, delle big (Enel, Eni, Poste, Leonardo) per tutto il resto della galassia delle società per via diretta o indiretta controllate dal Mef, che hanno organi sociali da rinnovare, siamo all’anno zero. E, comunque, si tratta pur sempre di aziende di un certo peso: dai trasporti all’energia, dagli acquisti di Stato ai servizi assicurativi. Chi è andato a spulciare tra i faldoni e i numeri di quella galassia è stato il centro studi del gruppo Comar.

Dall’inizio dell’anno le società i cui organi sociali sono stati rinnovati sono 15 su un totale di 76 e 142 le nomine fatte. Tra le società direttamente controllate dal Mef in attesa di rinnovare cda e collegio sindacale c’è la Consap, concessionaria dei servizi assicurativi pubblici, il Poligrafico e Zecca dello Stato (presidente Domenico Tudini e ad Paolo Aielli), ed Equitalia Giustizia, gestore del fondo unico giustizia dove confluiscono i rapporti finanziari e assicurativi sottoposti a sequestro penale o amministrativo o a confisca di prevenzione. Tutte poltrone che fanno gola a vecchi e nuovi protagonisti del proscenio politico. Per esempio, in corsa per la Consap ci sarebbe l’attuale presidente e ad di Acquirente unico, Andrea Péruzy (già nel cda di Alenia e Acea) vicino a Massimo D’Alema. Peruzy è stato tesoriere della Fondazione italiani europei dell’ex lìder maximo.

La Consap è attualmente guidata da Mauro Masi nelle vesti di presidente e ad. La Consip, la centrale acquisti della Pa, ha invece il cda in scadenza. A presiederla è Renato Catalano, ad è Cristiano Cannarsa. A dover rinnovare il collegio sindacale sono Invitalia, Gse appunto, Sogin, società responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani (decommissioning) e della gestione e messa insicurezza dei rifiuti radioattivi, e Sport e Salute. Da rinnovare anche l’amministratore unico di Ram, Rete autostradale mediterranee. Tra le società indirettamente controllate dal Mef tra le più importanti figurano Cdp Equity (collegio sindacale da nominare), Cdp Reti e Fintecna (cda e collegio sindacale da rinnovare).

Quest’ultima, oltre all’ex Efim, ha una liquidità netta da gestire di 1,13 miliardi di euro. Nevralgica la partita trasporti. C’è una galassia di 35 società che gravitano nell’orbita di Ferrovie dello Stato. Le più importanti sono Rfi e Trenitalia. Entrambe devono nominare cda e collegio sindacale. Idem per Ferservizi e Fs sistemi urbani. In lista anche Anas, concessioni autostradali, che aspetta il rinnovo dell’amministratore unico e del collegio sindacale. Ad attendere il rinnovo del collegio sindacale è poi la società Stretto di Messina in liquidazione. Sullo sfondo rimangono dossier cruciali come quello sulla newco di Alitalia e quello sul network unico che dovrà governare la rete in fibra ottica. Un orizzonte infuocato in cui troverà spazio anche la corsa per la guida di Cdp. Ad aprile scade il mandato di Fabrizio Palermo, un posto ambitissimo considerando che la controllata del Tesoro gestisce partite delicatissime, da Autostrade all’Ilva. Tra i nomi in lizza si è fatto anche quello di Domenico Arcuri.