In Libia si avvicina la guerra civile: il movimento di protesta accusa il governo di “retorica incendiaria”

In Libia si avvicina la guerra civile: il movimento di protesta accusa il governo di "retorica incendiaria"

In Libia si avvicina la guerra civile: il movimento di protesta accusa il governo di “retorica incendiaria”

La situazione politica in Libia si fa sempre più tesa. A lanciare l’allarme è il Movimento di protesta di Tripoli e della Regione Occidentale, che ha diffuso una dura dichiarazione contro il premier del Governo di Unità Nazionale, Abdul Hamid Dabaiba, accusandolo apertamente di usare una “retorica incendiaria” e di alimentare la tensione in un Paese già profondamente lacerato da anni di instabilità.

Nel mirino sono finite le ultime dichiarazioni pubbliche del premier, giudicate “irresponsabili” e cariche di un pericoloso sottotesto. In particolare, il Movimento ha denunciato l’insinuazione secondo cui “Tripoli è grande solo per lui” e l’affermazione che “un conflitto o una guerra sono inevitabili”. Frasi che, secondo la nota, rappresentano una minaccia diretta alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, oltre a rivelare una “preoccupante deriva autoritaria” da parte dell’esecutivo.

In Libia si avvicina la guerra civile: il movimento di protesta accusa il governo di “retorica incendiaria”

Il comunicato diffuso dal Movimento sottolinea come simili uscite pubbliche siano in netto contrasto con la volontà espressa da ampie fasce della popolazione di superare le divisioni e lavorare alla costruzione di uno stato civile e democratico. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato, secondo il Movimento, l’intervento delle forze di sicurezza contro un gruppo di tifosi sportivi, nella serata di ieri, culminato in scontri con vittime e feriti.

Per i manifestanti, questo episodio è la prova tangibile di quanto il confronto politico stia degenerando e rischi di sfociare in una nuova stagione di violenza urbana. “Tripoli non sarà il campo di battaglia di nessuno – si legge nella dichiarazione – e chi proverà a trascinarla nel caos troverà un muro di pace costruito dalla sua gente”.

Un appello alla pace e alla resistenza civile

Nonostante le parole forti, il tono del Movimento si mantiene ancorato a una logica non violenta: nessun appello allo scontro fisico, ma una ferma volontà di difendere la città con gli strumenti della protesta pacifica. La popolazione della capitale, si legge ancora nella nota, “resterà unita” e “resisterà a chi vede nel potere un fine e non un mezzo”.

Il messaggio finale è chiaro: il rifiuto della retorica sediziosa e la richiesta di un ritorno alla politica del dialogo, allontanando ogni deriva personalistica. “Le parole del premier – conclude la dichiarazione – non sono degne di chi dovrebbe guidare un processo di riconciliazione nazionale. Provengono da chi ha paura del cambiamento”.