In Lombardia le case popolari cadono a pezzi. Ma Lega e FdI litigano sulle poltrone

All'Aler di Milano il Carroccio vorrebbe riconfermare Mario Angelo Sala. Ma occorre rimuovere il tetto ai due mandati.

In Lombardia le case popolari cadono a pezzi. Ma Lega e FdI litigano sulle poltrone

La nomina dei nuovi vertici delle cinque Aler, le aziende lombarde di edilizia residenziale, partecipate al 100% da Regione Lombardia, è il nuovo terreno di scontro tra Fratelli d’Italia, diventato partito di maggioranza relativo dopo le elezioni di febbraio scorso, e la Lega, che aveva fatto il pieno nelle precedenti gestioni. La presentazione delle candidature era stata aperta il 6 settembre scorso dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia del concorso per la “Nomina dei Presidenti delle Aziende Lombarde per l’Edilizia Residenziale (ALER) di Milano, Pavia-Lodi, Brescia-Cremona-Mantova, Bergamo-Lecco-Sondrio e Varese-Busto Arsizio-Como-Monza e Brianza”.

All’Aler di Milano il Carroccio vorrebbe riconfermare Mario Angelo Sala. Ma occorre rimuovere il tetto ai due mandati

Un concorso molto sui generis, a dirla tutta. Per diventare presidente di un’Aler lombarda il curriculum conta relativamente, tanto che non sono ammesse le autocandidature. I nomi dei candidati possono essere indicati esclusivamente dai consiglieri regionali, da ordini e collegi professionali, associazioni ed enti (pubblici e privati) operanti nel settore, organizzazioni sindacali, fondazioni, almeno cento cittadini iscritti nelle liste elettorali di un Comune della Lombardia. O direttamente dalla Giunta regionale, che è poi l’organismo che sceglie i presidenti, dove Fdi e Lega hanno cominciato ad azzannarsi per spartirsi le poltrone.

Un impegno che ritengono evidentemente più importante rispetto al sanare la disastrosa situazione dell’Aler, che conta quindicimila alloggi sfitti e – dato di febbraio 2023 – aveva accumulato negli anni un debito di 427 milioni di euro. Il capogruppo della Lega in consiglio regionale Alessandro Corbetta vorrebbe riconfermare al vertice dell’Aler di Milano Mario Angelo Sala. In carica dal 2016, per farlo rimanere al suo posto la Lega da tempo spinge perché venga rimosso il vincolo dei due mandati (la fine del mandato coincide con la fine della legislatura). La Lega punta anche alla riconferma di Stefano Cavallin nell’Aler di Pavia-Lodi e di Giorgio Bonassoli in quella di Varese.

In ballo le nomine dei presidenti delle cinque Aler. Tra i candidati molti fedelissimi dei partiti

Fratelli d’Italia (la candidatura è stata presentata dal consigliere Matteo Forte, ex ciellino) punta per Milano su Franco Bettoni. Ex presidente della Brebemi, la nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano, un inutile doppione dell’A4 costata ai contribuenti già 320 milioni di euro, Bettoni in passato ha ricoperto il ruolo di consigliere di amministrazione Aler Bergamo (2009-2013) e Presidente Aler Lodi e Pavia (2013 -2018). Altri nomi proposti da FdI sono quelli di Luca Procaccini, ex speaker di Radio Padania passato nel partito della Meloni nel 2018, proposto dal capogruppo al Pirellone Christian Garavaglia per una Aler a scelta (tanto, si sa, loro sono sempre “pronti”), mentre per Matteo Papagni, attuale direttore di Aler Pavia-Lodi, i Fratelli puntano a scalzare l’attuale direttore di Aler Milano, Domenico Ippolito, nominato dal governatore Fontana nel 2019.

Ippolito aveva già ricoperto lo stesso ruolo dal 1993 al 2013, anno in cui secondo una diligence della società BDO, Aler non poteva più chiedere prestiti alle banche. Il motivo? Ne aveva già chiesti fin troppi ed era indebitata fino al collo. Al 30 giugno 2013 Aler, infatti, aveva in essere ben 48 contratti di mutuo, per un totale di 255 milioni di euro. Alcuni finanziamenti erano stati collegati a tre prodotti derivati che al 30 giugno di quell’anno avevano provocato una perdita di quasi sei milioni di euro. Anche Forza Italia cerca di essere della partita: il capogruppo azzurro Fabrizio Figini sponsorizza l’ex consigliere regionale Carlo Malvezzi, ma c’è anche chi non ha dimenticato l’ex capogruppo forzista a Palazzo Marino Fabrizio De Pasquale, insieme ad altri nomi rimasti al palo alle ultime elezioni. Quello che conta è il merito.