In Sicilia comandano i clan dei rifiuti. Con la complicità della politica. L’Antimafia regionale: nessuno disturba le grandi discariche. Da vent’anni non si vede una sola riforma del settore

La Sicilia è in mano ai signori dei rifiuti. Un gruppo di imprenditori dell’ecobusiness da venti anni fa affari grazie a una classe politica sempre compiacente. Con la conseguenza che il business privato è tanto grande quanto grande è il danno per le casse pubbliche. Una piaga. Da sanare con un pool di magistrati che si dedichi a tale settore e con una serie di riforme legislative. Ha tracciato un quadro a tinte fosche, dopo sei mesi di indagini, la commissione Antimafia dell’Ars, che ieri mattina ha approvato all’unanimità la relazione sul ciclo dei rifiuti.

GLI ACCERTAMENTI. L’Antimafia siciliana ha effettuata 52 audizioni tra governatori, assessori, dirigenti, magistrati, giornalisti, comitati civici e sindaci. “Abbiamo ricostruito vent’anni di scelte politiche ed amministrative per capire quali fossero le ragioni di un sistema ancora fortemente imperfetto – ha dichiarato il presidente della Commissione, Claudio Fava (nella foto) – che prevede come unico esito possibile il conferimento finale alle grandi discariche private”. E quello che è emerso è un sistema profondamente malato, fatto di una governance risultata “troppo spesso ostaggio” di un gruppo di imprenditori che hanno rallentato, “anche per responsabilità di una politica compiacente”, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica. Potenti capaci di trovare sempre sponde che garantissero i loro affari.

“Le responsabilità dei governi e dell’amministrazione regionale sono gravi”, insiste Fava. La Commissione antimafia dell’Ars se ne è convinta ascoltando presidenti, assessori che per vent’anni, “con pochissime eccezioni”, avrebbero “di fatto abdicato alla loro funzione di indirizzo politico”, e si sarebbero resi “disponibili ad un sistema di interferenze e di sollecitazioni che ricordano le vicende legate al sistema Montante”. Per l’Antimafia è necessario rendere la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia una risorsa produttiva ed economica ed al tempo stesso un’occasione “di dignità civile collettiva”, con una risposta rapida da parte delle istituzioni e della politica, non facendo più prevalere gli interessi privati e arrestando le pratiche corruttive.

Determinante, secondo la Commissione antimafia dell’Ars, sarebbe una sempre più incisiva attività di contrasto alla criminalità collegata alla gestione dei rifiuti. E per raggiungere tale obiettivo, l’Antimafia siciliana auspica la creazione, “laddove possibile”, di pool di magistrati specializzati in reati ambientali. Per la Commissione è inoltre urgente rivedere e perfezionare, anche sul piano legislativo, il quadro di riferimento riguardante le procedure amministrative in materia di Via e di Aia, dunque di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale, per ricondurre il rilascio degli atti autorizzativi di maggiore impatto sul funzionamento del sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti alla responsabilità degli organi di vertice dell’amministrazione.