Le Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdan Dagalo hanno conquistato una nuova area strategica nello Stato settentrionale del Sudan, intensificando la loro offensiva contro le Forze armate sudanesi (Saf) e aggravando ulteriormente la crisi umanitaria nell’area di confine con il Ciad. Secondo fonti citate dal quotidiano Sudan Tribune, le milizie fedeli a Dagalo hanno preso il controllo dell’oasi di Karb al Toum, nei pressi della catena montuosa del Jebel Arkenu, dopo aver già espugnato l’area denominata “Triangolo”, snodo cruciale tra Sudan, Libia ed Egitto.
L’avanzata delle Rsf, che non trova ancora conferma ufficiale da parte dell’esercito, rappresenta un potenziale punto di svolta nel conflitto civile in corso da oltre un anno. L’area conquistata potrebbe aprire nuovi corridoi di rifornimento per le forze paramilitari attraverso la Libia, alimentando l’ipotesi – già smentita da fonti libiche – di un coinvolgimento indiretto dell’Esercito nazionale libico (Lna) di Khalifa Haftar, che in passato ha negato legami con le Rsf.
L’offensiva delle milizie di Dagalo si concentra anche a sud, dove da settimane El Fasher, ultima roccaforte dell’esercito sudanese nel Darfur settentrionale, è sottoposta a un pesante assedio. Nelle ultime ore, fonti sudanesi hanno riportato l’ennesimo tentativo di incursione via terra da parte delle Rsf, preceduto da bombardamenti di artiglieria e attacchi con droni contro obiettivi militari e civili, tra cui il campo per sfollati di Abu Shouk e un’ex base dell’ONU.
In Sudan si complica la guerra civile: le Forze di supporto rapido avanzano a Nord e mettono in crisi l’esercito regolare
Il portavoce dell’esercito, Assia Al Khalifa Ghibla, ha affermato che l’attacco è stato respinto, causando pesanti perdite alle Rsf, tra cui la distruzione di veicoli blindati e numerose vittime tra le fila nemiche. Tuttavia, la situazione sul terreno rimane critica. El Fasher è ormai simbolo di una guerra che, da mesi, ha trasformato il Darfur in uno dei principali teatri di violenza del conflitto.
Parallelamente, la pressione militare delle Rsf ha scatenato una nuova emergenza umanitaria lungo il confine orientale con il Ciad. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), oltre 740 persone al giorno stanno attraversando la frontiera per sfuggire ai combattimenti, portando a più di 1,2 milioni il totale dei rifugiati sudanesi presenti nel Paese. Una cifra triplicata rispetto ad aprile 2023.
Nella provincia ciadiana di Ouaddai, il campo di Adré, che ospita 173.000 persone, è al collasso. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha annunciato un piano per trasferire almeno 130.000 rifugiati in strutture nuove o ampliate, ma le operazioni sono rallentate dall’insicurezza e dall’imminente stagione delle piogge. Le autorità locali temono che le inondazioni, frequenti nella regione, possano isolare intere aree, rendendo ancora più difficile l’accesso agli aiuti.
Il governo del Ciad ha lanciato un appello alla comunità internazionale per accelerare la ricollocazione dei rifugiati, mentre Ocha collabora con le autorità per predisporre un piano nazionale d’emergenza in vista delle piogge. Attualmente, oltre la metà della popolazione delle province orientali ciadiane necessita di assistenza urgente, in un contesto in cui le infrastrutture sono al limite e le risorse umanitarie scarseggiano.