Sotto una pioggia di bombe e droni russi, rischia di arenarsi – prima ancora di iniziare – il dialogo tra Ucraina e Russia. Malgrado le rinnovate speranze nella diplomazia, a seguito dell’incontro di dieci giorni fa in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, la realtà che emerge dal campo di battaglia dimostra come le parti siano ancora ben lontane dal fermare le ostilità, con il Cremlino che ieri ha lanciato una pesantissima offensiva che ha causato almeno 17 vittime, tre delle quali minorenni, tra Kiev e altre regioni lontane dalle linee del fronte.
“Un attacco orribile e una deliberata uccisione di civili”, è stato il commento su X del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha poi rincarato la dose: “I russi non scelgono di porre fine alla guerra, ma solo di lanciare nuovi attacchi. Nella notte, a Kiev, decine di edifici sono stati danneggiati: abitazioni, centri direzionali, aziende civili. Tra questi, anche l’edificio che ospita la delegazione dell’Unione Europea in Ucraina”.
Ora, secondo il leader ucraino, è tempo che “il mondo reagisca con fermezza. La Russia deve porre fine a questa guerra che ha iniziato e che continua. Per il rifiuto del cessate il fuoco e per i continui tentativi russi di sottrarsi ai negoziati, sono necessarie nuove e severe sanzioni. Solo questo può funzionare”.
Bombe e incidenti
Un raid brutale che, per la prima volta, ha colpito anche strutture dell’Unione Europea, scatenando la reazione dei leader Ue. Tra i primi a condannare l’accaduto è stata l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, che su X ha spiegato di aver “appena parlato con i miei colleghi di @EUDelegationUA a Kiev, dopo che il nostro edificio è stato danneggiato da un attacco russo. La vostra determinazione a continuare a sostenere l’Ucraina ci dà forza. Nessuna missione diplomatica dovrebbe mai essere un bersaglio”, annunciando anche che “in risposta all’attacco, convochiamo l’inviato russo a Bruxelles”.
Dura anche la portavoce della Commissione Ue, Arianna Podestà, che ha ribadito come “il nostro sostegno all’Ucraina è incrollabile, come sempre. E le minacce della Russia, anche colpendo le nostre strutture, non cambieranno nulla nel nostro impegno”.
Ancora più duro il presidente della Francia, Emmanuel Macron, che ha scritto sui social: “Seicentoventinove missili e droni in una sola notte sull’Ucraina: ecco la volontà di pace della Russia. Terrore e barbarie”, con “zone residenziali e infrastrutture civili prese di mira” oltre “agli uffici della Delegazione dell’Unione Europea e del British Council che sono stati danneggiati. La Francia condanna con la massima fermezza questi attacchi insensati e di una grande crudeltà”.
Davanti alle proteste, il ministero della Difesa di Mosca ha provato a minimizzare, affermando che i bombardamenti con droni e missili – compresi gli ipersonici Kinzhal – hanno preso di mira e colpito “soltanto imprese del complesso militare-industriale e basi aeree militari ucraine”. Una tesi che, però, viene fortemente respinta dalle autorità ucraine ed europee.
In Ucriana la diplomazia è ancora in panne
Malgrado questo ennesimo attacco, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia continua e continuerà l’operazione militare in Ucraina, ma “mantiene il suo interesse a proseguire il processo negoziale, per raggiungere con mezzi politico-diplomatici gli obiettivi che abbiamo davanti”.
Sempre Peskov ha poi aggiunto che bisogna dare tempo alla diplomazia per fare il proprio corso, spiegando che, a suo dire, “serve discrezione per risolvere le questioni relative alle ostilità in atto con l’Ucraina”.
Dichiarazioni a cui ha risposto l’ex ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in un’intervista allo Spiegel, affermando che “tutti si comportano come se la pace fosse vicina. Ma tutti riconoscono che non è questo il caso. La guerra andrà avanti”.
Dal suo punto di vista, Putin “evita con tutti i mezzi” di incontrare Zelensky in quanto “dice di essere pronto a incontrarlo, ma poi istruisce i suoi diplomatici a fare qualsiasi cosa per evitarlo”, perché lo zar “sa bene che se partecipa a un incontro, deve accondiscendere a un accordo o almeno ai contorni di un accordo. E la sua motivazione al momento non è cambiata: crede di poter vincere e che l’Occidente già vacilla”.