Inaccettabile interferenza. Bruxelles non può sindacare il programma del Governo. Per il vice presidente della Commissione Bilancio, Buompane: “L’Italia non tornerà ad attuare politiche che hanno già fallito”

“Non è accettabile che istituzioni non elettive mettano in discussione il programma elettorale grazie al quale i cittadini ci hanno mandato al Governo”. Parola di Giuseppe Buompane, vice presidente M5S della commissione Bilancio della Camera.

Da Bruxelles è arrivata una replica prevedibile alla lettera di Tria: è il primo passo verso la procedura d’infrazione per eccesso di debito. Come vi regolerete ora?
“Come ci hanno chiesto gli italiani: a testa alta, facendo pesare la situazione economica pesante che l’Italia vive da almeno dieci anni anche a causa delle politiche di austerità suggerite da Bruxelles. Il dialogo deve essere costruttivo, ma alla pari. Occorre porre il tema delle regole europee, che hanno dimostrato di aggravare la stagnazione e la salute della finanza pubblica”.

Nel mirino sia il debito 2018 che 2019 con Quota 100 sotto accusa. In pratica la Commissione sta dicendo all’Italia non solo che deve correggere gli obiettivi ma anche come intervenire. C’è chi parla di invasione di campo…
“Penso che il dialogo ci debba essere sui vincoli ma non sugli obiettivi. Il Governo e il Parlamento italiano rimangono sovrani sull’indirizzo di politica economica. Non è accettabile che istituzioni non elettive mettano in discussione il programma elettorale grazie al quale i cittadini ci hanno mandato al governo. Avallare oggi misure procicliche, significa cadere negli stessi errori commessi nel passato e che hanno aggravato la fase economica. Abbiamo sperimentato che tagli lineari alla spesa ed agli investimenti non comportano una riduzione del deficit e del debito pubblico, anzi. Quando poi questi tagli richiesti riguardano il sociale, l’effetto è ancora più drammatico. Senza entrare nel tecnico, possiamo parlare di “paradosso della parsimoinia”.

Ora comincia una delicata partita per scongiurare la procedura. C’è il rischio che alcune parti del Contratto di Governo, a partire dalla Flat tax, possano saltare?
“Abbiamo altri quattro anni di legislatura davanti. La trattativa può al massimo spingerci a rimodulare i tempi di alcune misure, non a imporci delle rinunce. La pressione fiscale su famiglie ed imprese va assolutamente ridotta, mantenendo naturalmente la natura progressiva del nostro sistema tributario”.

Per Di Maio le pensioni non si toccano. Ma dove trovate i soldi?
“I soldi si trovano con la crescita e con la riqualificazione della spesa. Per ritrovare la crescita, tuttavia, occorre tornare a spendere ed investire nei settori fondamentali, se necessario anche attraverso un limitato utilizzo del deficit e allo scomputo della spesa per investimenti dal calcolo del 3%, come sta scritto nel Contratto di Governo”.

Da mesi non si sa più nulla della spending review annunciata dal Governo. Non crede che sia ormai fondamentale accelerare sul taglio della spesa?
“Non spetta a me, che sono un parlamentare, rispondere per il Governo. Posso dire con certezza però che si sta lavorando anche in quella direzione, a partire da una riflessione sulle cosiddette tax expenditures”.