Inchiesta Covid, Fontana era contrario alla zona rossa

Bonometti sbugiarda Fontana. L'ex presidente di Confindustria Lombardia ai pm: "La Regione non voleva la chiusura totale".

Inchiesta Covid, Fontana era contrario alla zona rossa

Ci sono due versioni dei fatti che non coincidono sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, quando la Valseriana fu travolta dal ciclone della prima ondata di Covid. La prima è quella fornita dal presidente rieletto della regione Lombardia Attilio Fontana che, sentito dai magistrati di Bergamo, il 29 maggio 2020, fa mettere a verbale: “Mi sono stupito che dopo l’arrivo dei soldati e Carabinieri non si è più fatta la zona rossa” e dice di essere “convinto che quando siamo intervenuti il virus ormai era diffuso; noi dovevamo intervenire prima”, precisando: “Noi credevamo nella realizzazione della zona rossa. La nostra non era una scelta politica, ma tecnica”.

Bonometti sbugiarda Fontana. L’ex presidente di Confindustria Lombardia ai pm: “La Regione non voleva la chiusura totale”

Alcuni giorni dopo, è il 3 giugno 2020, davanti ai pm siede l’allora presidente degli industriali lombardi Carlo Bonometti. Agli inquirenti che gli chiedevano se avesse “chiesto al Presidente della Lombardia Attilio Fontana di farsi parte attiva a non far istituire zone rosse ma solo di limitare le chiusure alle attività non essenziali”, l’industriale bresciano dice che “Regione Lombardia era d’accordo con noi nel non istituire le zone rosse ma nel limitare le chiusure alle sole aziende non essenziali”.

L’ex presidente di Confindustria Lombardia, pur non indagato, non può dirsi esente da colpe

Bonometti di fatto smentisce Fontana. Di sicuro uno tra i due mente. Ma l’ex presidente di Confindustria Lombardia, pur non indagato, non può dirsi esente da colpe: mentre i contagi in Val Seriana e nella Bergamasca erano già schizzati alle stelle, il 7 marzo 2020 alle 22,24 Bonometti scriveva a Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare: “Ci siamo già mossi con Conte per modificare la mobilità delle merci”, aggiungendo alle 23,06: “Parlato con Attilio cose da pazzi”. Mentre negli ospedali ci si infettava e le persone morivano, Gallera rispondeva a Bonometti alle 23,11: “Adesso specifichiamo la libera circolazione delle merci e speriamo che siano accolte”.

Marco Bonometti il 9 aprile 2020 dichiarerà al Fatto Quotidiano: “Nelle riunioni che abbiamo avuto con cadenza quasi quotidiana tra fine febbraio e i primi giorni di marzo, anche in sede di Patto di sviluppo con artigiani, commercianti, lega delle cooperative e sindacati, la Regione è sempre stata d’accordo con noi nel non ritenere utile, ma anzi dannosa, una eventuale zona rossa sul modello Codogno per chiudere i comuni di Alzano e Nembro”.

Ma torniamo al 3 giugno. Dinanzi ai pm di Bergamo compare anche Pierino Persico, patron dell’omonimo gruppo di Nembro che vanta anche la realizzazione di Luna Rossa. Dice: “Non ho esercitato alcuna pressione per non fare istituire la zona rossa” ma “ho semplicemente espresso le mie preoccupazioni, atteso che se non consegnavo i materiali sarei stato soggetto a danni milionari”, e ci sarebbero state conseguenze “negative sui livelli occupazionali”.

Nel verbale, agli atti dell’indagine, l’imprenditore ha sottolineato: “è possibile che abbia manifestato preoccupazioni per la consegna” dello scafo “prevista per ottobre 2020” anche in assenza di “penali”. Nell’estate 2022 l’avvocato dei familiari delle vittime Consuelo Locati, come rivela il sito Valseriananews, fa un accesso agli atti alla Polizia Locale dell’Unione insieme sul Serio, che ha competenza in alcuni comuni della media e bassa Valle Seriana tra cui Nembro e Villa di Serio (comune confinante con Alzano Lombardo).

Ottiene le richieste di transito nei trasporti eccezionali. Tra fine febbraio e nel mese di marzo furono 8 in totale: 7 a Nembro e 1 a Villa di Serio. Tra queste c’è una richiesta datata 9 marzo 2020: la presenta la ditta Persico Marine Srl per il trasferimento di un catamarano con elicottero da Nembro a La Spezia.

 

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