Inchiesta Covid, per i pm di Bergamo Brusaferro impedì l’adozione di misure tempestive

Secondo l'inchiesta Covid dei pm di Bergamo la gravità della situazione era nota alle autorità sanitarie già il 5 gennaio 2020.

Inchiesta Covid, per i pm di Bergamo Brusaferro impedì l’adozione di misure tempestive

Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, secondo i pm di Bergamo che hanno condotto l’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid, nonostante le raccomandazioni e gli alert lanciati dall’Oms, a partire dal 5 gennaio 2020, avrebbe proposto “di non dare attuazione al Piano pandemico, prospettando azioni alternative, così impedendo l’adozione tempestiva delle misure in esso previste”.

Secondo l’inchiesta Covid dei pm di Bergamo la gravità della situazione era nota alle autorità sanitarie già il 5 gennaio 2020

Brusaferro, insieme ad altri 19 tra politici e tecnici, è indagato per epidemia colposa e rifiuto di atti d’ufficio. L’inchiesta sull’emergenza Covid a Bergamo vede coinvolti, tra gli altri, anche l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, l’ex dg della prevenzione del ministero Claudio D’Amario, e l’allora capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli.

Secondo quanto ricostruisce la Procura di Bergamo nell’avviso di conclusione dell’indagine, solo il 2 marzo 2020, nel corso di un incontro con l’allora presidente del Consiglio Conte, il Comitato Tecnico Scientifico aveva evidenziato “la necessità di ‘misure di limitazione di ingresso e uscita oltre che distanziamento sociale'”, ossia di istituire una zona rossa, nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro, zona che poi non venne istituita.

Gli inquirenti scrivono, inoltre, che almeno dal 28 febbraio 2020, Brusaferro, insieme ai componenti del Cts, ai dirigenti ministeriali, ma anche ai vertici di governo e regione Lombardia, avevano “a disposizione tutti i dati” per “estendere tempestivamente” la zona rossa anche alla Val Seriana. Erano contenuti nel “Piano Covid elaborato da alcuni componenti del Cts coordinati dal prof. Stefano Merler”. Documento che “già prospettava” lo “scenario più catastrofico per l’impatto sul sistema sanitario”.

Allo stesso modo, nonostante i numerosi alert dell’Oms, l’ex assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, non avrebbero attuato le “azioni di sorveglianza”, le “azioni di sanità pubblica”, le “azioni per garantire trattamento e assistenza”, le “azioni per garantire adeguata formazione del piano sanitario” “causando la diffusione incontrollata del virus”.

Tutti gli indagati nell’inchiesta di Bergamo, scrivono ancora i pm, hanno “cagionato per colpa la morte” di 57 persone. La contestazione di omicidio colposo plurimo va “dal 26.2.2020”, quando ci furono i primi morti registrati come casi Covid in Val Seriana, fino “al 5.5.2020”.

 

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