Inchiesta fondi Lega, il Gip: gli indagati potevano compiere altri reati. Hanno ancora incarichi di rilievo in enti e società. Trattavano affari nella sede del Carroccio

Il “gruppo beneficia, inoltre, degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni suoi componenti negli organigrammi di numerose società ed enti, fra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica”. E’ quanto scrive il gip di Milano, Giulio Fanales, nell’ordinanza di custodia cautelare, eseguita ieri dal Nucleo polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, che ha portato ai domiciliari quattro persone per il caso Lombardia Film Commission, tra cui Alberto Di Rubba (nella foto) e Andrea Manzoni, rispettivamente direttore amministrativo e revisore contabile dal 2018 del “gruppo parlamentare” Lega (leggi l’articolo).

Secondo il gip tutti e 4 gli indagati potrebbero ancora commettere “delitti della stessa specie”. Il gruppo, infatti, ha “dimostrato una spiccata capacità organizzativa” con “perfetto riparto dei compiti” e “potenzialità operative” e si basa su “legami interpersonali (a base amicale, lavorativa e parentele in senso lato) particolarmente stretti e risalenti nel tempo” con un “vincolo di solidarietà reciproca”.

“Ne faremo altre mille… la prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70” diceva così, Michele Scillieri, il commercialista, anche lui vicino alla Lega e arrestato ieri, mentre, a maggio, parlava al telefono con Di Rubba, direttore amministrativo per la Lega al Senato ed ex presidente della Lombardia Film Commission. I due, scrive ancora il gip nell’ordinanza, parlano della “conclusione infelice dell’affare relativo alla fondazione e ai terreni” e dei “guadagni rivelatisi minori del previsto”.

I professionisti indagati, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, tra il 2016 e il 2017 hanno partecipato a una riunione, dedicata alla presunta compravendita gonfiata di un immobile per la Lombardia Film Commission, oggetto dell’inchiesta, che avrebbe dovuto tenersi nella sede milanese della Lega, ma i tre commercialisti di fiducia del partito di Salvini scelsero “un luogo meno rischioso perché  più appartato” e da via Bellerio si trasferirono “all’interno di una tavola calda nelle vicinanze”.