Gare pilotate e bandi “cuciti” sugli interessi di immobiliaristi e costruttori per vendere il patrimonio pubblico del Comune o di società partecipate. È il nuovo filone che emerge nell’inchiesta sull’urbanistica milanese. Ipotesi quasi scontate dopo le chat depositate dai pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano e alla documentazione acquisite con le perquisizioni del 16 luglio scorso.
Nessun indagato (ancora) ma per i pm sono numerose le “anomalie”
A nessuno dei 75 indagati, fra cui il sindaco Giuseppe Sala e l’ex assessore Giancarlo Tancredi, sono al momento contestati reati di turbativa d’asta o turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Le ‘anomalie’, per la Procura sarebbero però numerose: si va dalle gare con una sola offerta economica come il bando che si “manifesta da subito ‘cucito’ sugli interessi” di Manfredi Catella per un’area in zona Cimitero Monumentale, su cui il ceo di Coima chiede ad assessore e dirigenti di attivarsi per derogare al divieto di edificabilità nelle aree sottoposte a vincolo cimiteriale, fino alla gara del bando internazionale C40 Reinventing cities per la maxi riqualificazione di piazzale Loreto, oggi in stallo. Gara vinta dalla cordata guidata dall’ex assessore all’Urbanistica, il ciellino Carlo Masseroli (non indagato), oggi manager dell’immobiliare Nhood.
Ma al vaglio anche il passaggio di proprietà dell’ex Pirellino, comprato da Catella con l’asta mostre da 193 milioni di euro nel 2019 e che il giorno dopo il rogito (25 novembre) vede l’approvazione di una legge regionale in Lombardia che riconosce al progetto dell’archistar Stefano Boeri bonus volumetrici del 25%.
S’indaga anche sullo Scalo Romana
O lo Scalo Romana, sede del Villaggio Olimpico, per cui nel 2020 viene presentata una sola offerta economica a Ferrovie dello Stato Sistemi Urbani da Coima-Covivio-Prada Holding. In fase preliminare le offerte erano state 7, ma dopo una parziale modifica delle regole a bando in corsa Catella, che ha lanciato in quei mesi il fondo partecipato dalle casse previdenziali (Inarcassa, cassa forense e cassa dottori commercialisti) per acquistare lo scalo, rimane l’unico in campo.
Per la Procura immobiliaristi “sceglievano” i lotti e poi lo comunicavano a palazzo Marino
Per la Procura le anomalie sulle gare di dismissione del patrimonio pubblico non si sarebbero limitate ai soli bandi: per i pm, infatti gli sviluppatori privati individuano aree pubbliche di loro interesse sui quali erano pronti a investire i capitali degli e a commissionare progetti immobiliari a prestigiosi architetti. E dopo avrebbero informato il Comune del loro interesse per le aree o gli immobili, che finivano così nel Piano di alienazioni e valorizzazioni immobiliari (Pavi).
Quando Catella voleva costruire in via Monte di Pietà e attiva Tancredi
E dalle chat emerge che Catella era fortemente interessato a costruire anche nelle “corti” di via Monte di Pietà 5-7-9, a Brera (ex sede di Ubi Banca, poi ceduta a Coima), in un palazzo storico del Piermarini, con un progetto di Renzo Piano. Il problema è che si trattava di “ristrutturazione edilizia” in pieno “centro storico” dove in base al Testo unico edilizia non sarebbe possibile “comportare modifiche dei volume e delle altezze”.
Tutti al servizio di Catella
Quindi investe della cosa l’ex assessore Tancredi, il quale si attiva e coinvolge il dg del Comune, Christian Malangone e diversi dirigenti comunali. Di questi, due (una è Simona Collarini, indagata) su tre, sono favorevoli al progetto, il terzo frena. Nel frattempo, infatti, è scoppiato il caso “Hidden Garden” in Piazza Aspromonte, il primo palazzo finito sotto inchiesta.
Il problema Aspromonte
E lì, il motivo del contendere era proprio la costruzione all’interno del cortile di palazzi di altezze superiori a quelli esistenti. I messaggi sull’asse Catella-Tancredi-Malangone si susseguono. Il 29 giugno 2022 Tancredi scrive a Catella: “Penso buone notizie per Monte di Pietà”. Passano 5 mesi e all’alba del 28 novembre Catella informa sia Tancredi che Malangone di aver “fissato” col dirigente che si oppone un “incontro” per “confermare progetto rispetto a tema corti”.
A Malangone dice: “Domani incontro finale”. Stesso giorno, scrive a Tancredi: il dirigente “oggi ha rimesso in discussione il progetto di Piano rendendolo di fatto non attuabile. Questo significa cancellare 2 anni di lavoro ed un progetto che avevamo già approfondito”.
Chiede così una riunione con i “rappresentanti” di Renzo Piano che individua in “Bardelli“, l’avvocato amministrativista già socio dell’ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris, poi divenuto assessore alla casa di Milano e dimessosi per alcune chat a marzo 2025, e “Cerri“, l’architetto Marco Emilio , interdetto dal gip per tentata concussione e falso nell’inchiesta che ha portato all’arresto per corruzione dell’ex direttore Sportello unico edilizia, Giovanni Oggioni. Tancredi risponde: “Il problema, molto serio, è Aspromonte”. Già. Aspromonte sarà l’inizio della fine.