L’incidenza continua ad aumentare. Siamo a 1.669 contagi ogni 100.000 abitanti. In forte aumento anche l’Rt. Dieci le regioni ad alto rischio

Il tasso di occupazione in terapia intensiva, riferisce la Cabina di regia dell'Iss, è al 15,4% e al 21,6% in area medica.

L’incidenza settimanale a livello nazionale, secondo quanto riferisce la Cabina di regia dell’Istituto superiore di Sanità (qui il focus) nel suo report settimanale, continua ad aumentare rapidamente: 1669 ogni 100.000 abitanti (31/12/-06/01) vs 783 ogni 100.000 abitanti (24/12- 30/12). Nel periodo 15 dicembre–28 dicembre, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,43 (range 1,23-2), in forte aumento rispetto alla settimana precedente e ben al di sopra della soglia epidemica. È in forte aumento anche l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt = 1,3 (1,27-1,32) al 28/12 vs Rt = 1,11 (1,08-1,13) al 20/12.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva, riferisce ancora la Cabina di regia dell’Iss, è al 15,4% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 06 gennaio) vs il 12,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 30 dicembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 21,6% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 06 gennaio) vs il 17,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 30 dicembre).

“Dieci Regioni/PPAA sono classificate a rischio alto, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione, 11 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio moderato”. Tra queste, sei “sono ad alta probabilità di progressione a rischio”. Quasi tutte le Regioni, si legge ancora nell’ultimo report della Cabina di regia, “riportano almeno una singola allerta di resilienza. Dieci Regioni/PPAA riportano molteplici allerte di resilienza”.

“In forte aumento – conclude la Cabina di regia – il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (309.903 vs 124.707 della settimana precedente). È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (50% vs 48%) e aumenta anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (34% vs 31%)”.

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