Inondavano la Capitale di cocaina. Venti arresti a Roma. C’è pure un ex Banda della Magliana. Per la Procura rifornivano anche il socio di Diabolik

Passano gli anni ma la Capitale non sembra riuscire a scrollarsi di dosso la pesante ombra della Banda della Magliana. Anno dopo anno continuano a spuntare inchieste che coinvolgono ex esponenti del gruppo militare che terrorizzò Roma tra gli anni ‘70 e ‘80 come quella di ieri con cui sono finite in manette venti persone per narcotraffico tra cui spicca il nome di Roberto Fittirillo, per tutti “Robertino” o “Lo Zio”, noto per aver fatto parte dello storico gruppo criminale romano. A dispetto di quanto si potesse immaginare, Robertino non è mai uscito dal giro. Anzi come accertato dalla Procura di Roma, diretta dal procuratore Michele Prestipino (nella foto), esattamente come ai tempi della Banda, l’indagato dominava il quartiere popolare Tufello. Proprio lui, il quale vanta un curriculum criminale di tutto rispetto con accuse pesanti tra cui quella di avere preso parte a missioni di morte nella guerra intestina alla banda di Renatino e Abbatino, era a capo del sodalizio smantellato ieri. Un’operazione subito commentata dalla sindaca Virginia Raggi, sempre attenta alla lotta alla criminalità, che ha prima ringraziato gli agenti e dopo ha ribadito che “Roma va avanti unita contro la criminalità”.

AFFARI DI PERIFERIA. Con il passare del tempo Fittirillo e i suoi, sono riusciti a conquistarsi sempre più credito anche tra gli altri grandi spacciatori della Capitale tanto da esser diventato un vero e proprio punto di riferimento. Tra i tanti che si sono messi in affari con lui, carte alla mano, c’è pure Fabrizio Fabietti, ossia il braccio destro di Fabrizio Piscitelli meglio noto col nome di Diabolik e che è stato ucciso il 9 agosto del 2019 con un colpo alla testa. Sostanzialmente, secondo quanto trapela dall’inchiesta, Robertino dal suo quartiere di origine, quello che già diversi collaboratori di giustizia legati alla Banda della Magliana all’epoca definivano “il regno di Fittirillo”, ha “diretto e gestito una strutturata organizzazione articolata in due rami” ossia la logistica e la distribuzione, “che riforniva altri sodalizi attivi nella vendita all’ingrosso di droga nella Capitale”.

L’aspetto logistico era gestito dal figlio Massimiliano Fittirillo, 44 anni, e dai complici Enrico Gentilezza, 60 anni, e Angelo Braccini, 58 anni, tutti destinatari del provvedimento cautelare. Al ramo della distribuzione che si occupava di individuare gli acquirenti e contrattare le forniture, ci pensavano gli indagati Alessio Marini, Stefano Rossetti e Massimiliano Raguli, saltuariamente aiutati anche da Danilo Perni. Dalle indagini, come sottolineano gli inquirenti, è emerso “uno spaccato delittuoso di elevato livello” nonché “tecnologicamente al passo con i tempi e attrezzato per cercare di eludere le attività di prevenzione e repressione delle forze dell’ordine”.

Così i sodali si erano organizzati secondo ferree regole che prevedevano l’uso esclusivo di utenze telefoniche riservate e munite di sistemi di criptaggio delle comunicazioni e distribuivano la cocaina ai clienti secondo un collaudato modus operandi finalizzato a frazionare le fasi della consegna e vanificare eventuali interventi repressivi. Sostanzialmente, come scoperto dagli investigatori, gli acquirenti venivano invitati a parcheggiare l’auto nei pressi di un luogo convenuto. A questo punto intervenivano gli uomini addetti alla logistica che prelevavano le chiavi del mezzo per rifornirlo della partita di droga pattuita senza che i corrieri della droga, più esposti alle indagini, fossero direttamente coinvolti nello scambio.