Notai, tassisti e altri intoccabili. Restano le rendite di posizione. Il ddl Concorrenza di Draghi non scalfisce i soliti privilegi. Colpa anche di partiti e sindacati che li difendono

Il ddl Concorrenza varato dal governo Draghi non scalfisce i soliti privilegi. Colpa anche di partiti e sindacati che li difendono.

Notai, tassisti e altri intoccabili. Restano le rendite di posizione. Il ddl Concorrenza di Draghi non scalfisce i soliti privilegi. Colpa anche di partiti e sindacati che li difendono

Ambulanti, balneari, notai, farmacisti, tassisti. Le rendite di posizione in Italia sono tante e con l’avallo dei partiti e, spesso, dei sindacati si sono cristallizzate e chi si azzarda a metterci le mani sopra provando a scalfire di un capello i privilegi di tali categorie protette rimane fulminato. E così neanche il premier che guida il governo dei Migliori è riuscito laddove tutti gli altri hanno finora fallito.

Vedi l’ex ministro Pierluigi Bersani che con le sue famose lenzuolate aveva tentato di liberalizzare e semplificare settori come il commercio, le telecomunicazioni e l’energia. Il disegno di legge sulla Concorrenza approvato giovedì (leggi l’articoloqui il focus) è stato un parto travagliato e il premier è rimasto invischiato nei veti di partiti e ministri che hanno fatto muro. Con il risultato di un testo annacquato che di concorrenza ha ben poco.

Nonostante Mario Draghi abbia provato a difenderlo: “Nel recente passato, i governi italiani hanno preso due strade sul fronte della Concorrenza. Alcuni hanno provato a passare delle misure molto ambiziose senza però cercare il consenso politico. Il risultato è stato che in larga parte questi provvedimenti non sono stati attuati, anche per l’opposizione di tanti gruppi d’interesse. Altri governi hanno invece ignorato la questione. La legge che ci apprestiamo a varare dovrebbe avere natura annuale. Eppure, dal 2009 a oggi, è stata approvata una sola volta, nel 2017, a due anni dalla presentazione. Questo Governo – ha concluso – intraprende una terza strada, che crediamo possa essere più efficace. Avviamo un’operazione di trasparenza”.

E così “trasparenza” è diventata la parola chiave dietro cui il premier ha nascosto il rinvio su tutte le questioni più divisive. Nonostante ogni estate parta il ritornello del caro-ombrelloni i balneatori, di fatto, non verranno toccati dalle nuove norme. Resta sempre il nodo dell’attuazione della direttiva Bolkestein e poco importa che su questo il governo sia stato bacchettato dall’Europa il giorno dopo il varo della legge.

LICENZE ETERNE. L’accelerazione sulle gare per gli stabilimenti balneari non ci sarà. Draghi non è riuscito a farla passare. La Lega (ma a difendere i balneatori è anche Forza Italia) si è messa di traverso. Si procederà solo a una delega al governo che entro 6 mesi dovrà creare un sistema informativo – una mappatura – sulle concessioni che ne dettagli beneficiari, durata, rinnovi e proficuità dell’utilizzo economico del bene. I balneatori potranno dormire sonni tranquilli a meno che la sentenza del Consiglio di stato sulla proroga al 2033 non riproponga più avanti il tema delle gare.

Salvi anche gli ambulanti che non accettano che le concessioni pubbliche siano messe al bando. A loro il governo non torcerà un capello. E salvi anche i notai che sono riusciti a far saltare, anche qui con l’aiuto di Lega e Forza Italia, la norma che permetteva al singolo professionista di esercitare su tutto il territorio nazionale. Altra categoria protetta sono i farmacisti. Chi si aspettava dalla legge la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C da parte delle parafarmacie è rimasto deluso.

E poi ci sono i tassisti. Dentro il testo si prevede la delega per il riordino del settore: tanto è bastato per metterli sul piede di guerra al punto che hanno già preannunciato la mobilitazione. Non è la prima volta del resto che sono pronti a scendere in piazza: era luglio del 2006 quando l’allora ministro Bersani del governo Prodi tentò di liberalizzare le licenze taxi ma senza risultato, dopo i forti tumulti in tutte le città.

Nel 2012 ci provò anche l’allora governo Monti, un tentativo che andò a vuoto dopo le prese di posizione di sindacati e categoria. Nel 2017 la senatrice Pd Linda Lanzillotta, governo Renzi, con un emendamento approvato di notte, sospese per due anni tutte le regole per gli Ncc: anche in quel caso, i tassisti protestarono a lungo. In seguito, il governo giallo-verde riscrisse nuovi regolamenti per il settore mai entrati in vigore per la mancanza dei decreti attuativi tanto attesi dai tassisti, come ad esempio, la famosa e più volte richiesta regolamentazione delle piattaforme di intermediazione tra tassisti, noleggiatori e utenza.

Insomma dai balneari ai tassisti passando per i notai nessun monopolio è stato scalfito fino a oggi. E Draghi, si può dire, non ci ha nemmeno provato. Difficile che qualcosa cambierà nel corso dell’iter parlamentare. Alla faccia della concorrenza. E dei poveri utenti.