Io, infiltrata nel mondo dei Casamonica. L’inquietante testimonianza di Floriana Bulfon. Così l’impero del male ha invaso Roma

“Casamonica. Significa paura”. Oggi chiunque, dentro e fuori Roma, ha consapevolezza e conoscenza del potere criminale della famiglia mafiosa che ha invaso la Capitale d’Italia. Tutti ricordiamo la celebre e inquietante immagine dei funerali “stile Padrino” di Vittorio Casamonica. Tutti abbiamo impresso nella memoria le violenze al Roxy Bar. Dieci anni fa, però, quasi nessuno avevano questa consapevolezza che, forse, al tempo era soltanto un sentore, un intuito e nulla più. E già dieci anni fa Floriana Bulfon, cronista che non si ferma allo studio di atti processali ma che, come si suol dire, consuma le suole, aveva messo gli occhi su quello che di lì a poco sarebbe diventato un impero.

Il frutto di quegli studi, di quelle ricerche, di quelle inchieste, di quelle suole consumate, è un libro a tratti sconvolgente perché testimonia come i Casamonica, tassello dopo tassello, legame dopo legame, piazza dopo piazza, abbiano messo le mani sui quartieri della Capitale. Casamonica. La storia segreta (BUR Rizzoli) è la ricostruzione di come una famiglia arrivata dall’Abruzzo abbia creato un impero che oggi si stima valga oltre 100 milioni di euro. Il racconto coinvolge e seduce anche perché non c’è solo il freddo apporto di atti e documenti, ma ad emergere è la viva testimonianza di una giornalista che ha deciso di sfidare il muro d’omertà e di ficcare il naso laddove nessuno, fino a quel momento, si era spinto.

La migliore risposta al “Ce fâstu? Ce ciristu alì?” di nonna Lina. E così l’autrice ci conduce nel loro territorio, ci porta nella “reggia” di Porta Furba, ci fa conoscere “di persona” i membri di quella famiglia (a proposito: al termine del libro la Bulfon ricostruisce anche l’incredibile albero genealogico). Il risultato finale è un libro che è più di un’inchiesta: un documento raro che mostra il lato umano/disumano di un’organizzazione che ha sguazzato e sguazza ancora oggi in quella che la Bulfon stessa definisce la “decadenza della legalità”. Una decadenza a cui non possiamo arrenderci.

Ed è proprio al termine di questo incredibile viaggio, di questo racconto che si muove tra i quartieri romani – da Porta Furba a Tor Bella Monaca arrivando a Piazza Adriana -, che disegna rapporti criminali di prim’ordine intessuti nel tempo – dalla Banda della Magliana a Carminati -, è al termine di tutto questo, che ci si rende conto di come l’ascesa mafiosa sia solo la faccia di una medaglia che contempla, di contro, la resa dello Stato e della società civile. Leggere questo libro è il primo, fondamentale passo per unirci al grido della Bulfon: “è ora di riprenderci Roma”.