Isee, il nuovo sistema danneggia gli studenti. Le borse di studio sono da considerare reddito. Una norma che danneggia già chi ha poco

ISEE e ISEEU, infuria la polemica. Da una parte gl studenti universitari e chi ne sostiene la causa, dall’altra gli organi di Stato che difendono la bontà del proprio operato. In mezzo una contesa che assume, neanche troppo velatamente, i contorni di uno scontro fra la Casta e la fascia più penalizzata della società, quella dei nuovi poveri. La lotta al risparmio delle famiglie italiane si riflette in nuove abitudini di spesa, in una contrazione dei consumi inarrestabile, in una gestione più attenta delle proprie finanze. A ciò si accompagna una maggior sensibilità che la cittadinanza, gioco forza, ha dovuto sviluppare in ambito bancario, valutando accuratamente ogni scelta, usando anche il web per mettere Fineco e i suoi prodotti a confronto con quelli di ING Direct, Mediolanum, ecc. La speranza che a ciò seguitasse una politica volta al sociale, con sostegni ai più bisognosi e manovre ad ampio respiro, si scontra sempre più spesso con una realtà diversa, se non del tutto opposta.

ISEE: ora le borse di studio costituiscono reddito

Il nuovo ISEE è stato riformato tramite Decreto n. 159 del Presidente del Consiglio, in vigore da febbraio 2014 e oggi abbastanza maturo da permettere un primo bilancio. A muovere la riforma – dalle fattezze di una vera e propria rivoluzione nell’ambito – un principio, sempre lo stesso, quello della trasparenza. Semplificare, rendere più accessibile, monitorabile. E sempre meno vicino alle reali esigenze della cittadinanza, soprattutto di quella che più ne avrebbe bisogno. Ecco, allora, che gli studenti universitari, o i loro nuclei famigliari, si ritrovano a dover dichiarare all’interno dell’ISEE la borsa di studio percepita dal figlio studente e ad inserirla nella voce: reddito. D’un tratto, gli universitari si riscoprono ricchi. Di rabbia.

Si innalza la fascia di contribuzione

Gli effetti sono facilmente intuibili. Per chi giova di una borsa di studio – spettante di solito a chi possiede un reddito di base basso – la fascia di contribuzione si innalza. Aumentano di conseguenza i soldi da versare al fisco, diminuiscono le agevolazioni. Un vero e proprio paradosso: ti aiuto perché non hai, ma con il mio aiuto diventi uno che ha, quindi paghi. La borsa di studio, di fatto, non incide sul calcolo del reddito in sede di assegnazione del sostegno scolastico nell’anno successivo, ma produce effetti su altri benefit. Così, le famiglie rischiano di perdere agevolazioni, quali la riduzione del costo delle bollette, o si ritrovano a dover sostenere nuovi oneri che si riflettono sul calcolo del reddito percepito da altri fratelli (prima considerato al 50% e, con il nuovo ISEE, preso interamente in considerazione).

La posizione delle associazioni studentesche

Prevedibile la voce di dissenso delle associazioni studentesche. “Con una giusta riforma – afferma Alberto Campailla, portavoce di Link – Coordinamento universitariosi stia cercando di tagliare la spesa pubblica facendo pagare i più svantaggiati”. L’impressione è che, come un abile giocoliere, lo Stato, tramite tale provvedimento, infili del denaro nelle tasche dei cittadini con la mano destra e se li riprenda con la sinistra. E il punto di arrivo coincide con quello di partenza.