La Sveglia

Israele bombarda anche il pane

A Gaza Israele ha messo in campo anche un ecocidio, ovvero quando la guerra devasta intenzionalmente l’ambiente.

Israele bombarda anche il pane

C’è fame, sì. Ma non per carestia. Fame indotta, calcolata, prodotta con metodo. Secondo i nuovi dati della FAO, oggi a Gaza resta accessibile e coltivabile appena l’1,5% delle terre agricole. In aprile era il 4%. Nel 2023, prima dell’assedio, Gaza era un cuore agricolo: 10% del PIL, mezzo milione di persone coinvolte, una varietà di colture locali che garantiva autosufficienza e dignità. Oggi è tutto cenere.

Dal blocco totale imposto a marzo all’impossibilità di far entrare aiuti, fino al bombardamento sistematico di serre, orti, frutteti e pescherecci: l’agricoltura a Gaza è stata sterminata. E con essa i suoi abitanti. Più dell’86% dei terreni è stato danneggiato. A nord si arriva al 94%. In molti casi, come a Rafah, non si tratta solo di distruzione ma di occupazione: ciò che non è stato raso al suolo è stato reso inaccessibile.

«Gaza è sull’orlo della carestia totale», avverte il direttore della FAO Qu Dongyu. Ma è già oltre l’orlo: centinaia di persone sono morte di fame, migliaia uccise mentre cercavano cibo. Michael Fakhri, relatore speciale ONU per il diritto al cibo, è chiarissimo: «Israele ha costruito la più efficiente macchina di fame che si possa immaginare».

Si chiama ecocidio, quando la guerra devasta intenzionalmente l’ambiente. E in questo caso ha un solo scopo: rendere la vita impossibile. Distruggere ogni futuro. Affamare come strumento di dominio. Le caratteristiche tipiche del genocidio. Il diritto al cibo è diritto umano. A Gaza è diventato un bersaglio militare. Un altro indizio. Anzi, un’altra prova, l’ennesima, di ciò che accade a Gaza.