Italia devastata dalle piogge. La Sardegna non piange sola

di Monica Tagliapietra

Dopo la tragedia, il lutto. Passato lo sconcerto per la devastazione del ciclone Cleopatra che è costato la vita a 16 persone, la Sardegna ieri ha pianto le sue vittime, mentre si continuano a cercare i dispersi. Incassata la burocratica solidarietà delle istituzioni, ricevuto un piccolo obolo dal governo, ora inizia il conto dei danni. A tendere una mano ai sardi, per dare loro un po’ di ossigeno, sono intervenute Telecom Italia ed Enel. Il colosso delle telecomunicazioni ha deciso di accreditare dieci euro di traffico telefonico a tutti i clienti Tim Consumer residenti dei Comuni alluvionati, quelli delle province di Olbia-Tempio, Oristano e Nuoro, e ha messo a disposizione le proprie pagine Facebook e Twitter per diffondere le informazioni presenti sul sito della Protezione Civile, mentre la società di elettricità ha costituito una task force di 600 uomini, 350 mezzi e 30 gruppi elettrogeni, e sta cercando di riportare l’elettricità a casa di 800 isolani, oltre a monitorare ininterrottamente lo stato delle dighe. Intanto risposte vere sulle responsabilità dell’accaduto, sulle piogge che in Italia si trasformano in disastri, niente. Come sempre. Tra un controllo del territorio che non c’è e un sistema di prevenzione ancora con troppe falle, si assiste al solito scaricabarile, salvo poi far cadere il silenzio sull’accaduto, in attesa del prossimo disastro.

Paura nel Lazio
E così il maltempo che ha messo in ginocchio la Sardegna continua a provocare danni anche nel resto dell’Italia. E mentre la Calabria si appresta a chiedere lo stato di calamità naturale, a Roma la scorsa notte ci sono stati 150 interventi dei vigili del fuoco per allagamenti di strade, di appartamenti, specialmente ai piani terra e seminterrati, per la caduta di alberi, cartelloni pubblicitari e cornicioni pericolanti. La pioggia incessante ha allagato anche il sottopasso della stazione Tiburtina. Le situazioni peggiori hanno interessato il quartiere Prati, Salaria e Monte Mario. E ancora: allagamenti, trasporti bloccati e disastri anche in Campania, Puglia e Sicilia.

Sud flagellato
Più di 100 gli interventi effettuati dai vigili del fuoco tra Napoli e provincia a causa di alberi e cartelloni pubblicitari pericolanti e per la caduta di calcinacci dagli edifici Quindici milioni di euro i danni provocati a Gallipoli dalla tromba d’aria che si è abbattuta sul paese devastando il litorale, ribaltando decine barche e danneggiando case ed edifici pubblici come scuole, la sede del Tribunale e la caserma dei carabinieri. Non è andata meglio in Sicilia dove una frana provocata dalle piogge ha interrotto la strada statale all’altezza di Corleone. Danni anche a Caltanissetta agli alloggi degli agenti di polizia penitenziaria del carcere locale e lungo le autostrade Palermo-Catania e Palermo Messina. Cleopatra ha fatto piangere tutti. Non solo la Sardegna. E non è finita. Prosegue lo stato di allerta al Centro-Sud e oggi, l’arrivo di una massa di aria fredda, porterà nevicate a bassa quota in Lombardia, Emilia, Veneto e Friuli, mentre altri temporali sono attesi sempre in Sardegna, Lazio. Umbria, Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia. L’incubo pioggia non ha fine e alla prima prova di stagione il Paese ha reagito come al solito: collassando.

Tristi precedenti
Sempre così, da Nord a Sud, la pioggia in Italia diventa puntualmente calamità. Non serve andare troppo indietro nel tempo o scavare nella meomoria per tirar fuori i grandi casi su cui si è interrogato il Paese: guardando soltanto agli ultimi cinque anni, oltre ai danni incalcolabili provocati dai nubifragi che si sono abbattuti sulla penisola, sono ben quattro le piogge che hanno lasciato dietro di sé cadaveri. Il 22 novembre 2011, in Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto il fango ha seppellito e ucciso tre persone, tra cui un bambino di dieci anni. Il solito Sud dirà qualcuno. Ma non è così. Il 3 marzo precedente i morti si sono registrati a Sant’Elpidio a Mare, in provincia di Fermo, ad Ascoli, Piceno, Cervia e Teramo, mentre il 5 ottobre 2010 tre persone hanno perso la vita a Prato e il 18 luglio 2008 due vittime in provincia di Belluno.