I nuovi dati Eurostat sulla spesa sociale confermano che in Italia il governo Meloni ha ridotto al lumicino le risorse per il welfare. L’aumento lo scorso anno nel nostro Paese è stato tra i più bassi tra i vari Stati europei. Nel 2024 la spesa pubblica per prestazioni di protezione sociale nell’Unione europea ha raggiunto i 4.925 miliardi di euro, secondo le stime preliminari di Eurostat, segnando un incremento del 6,9% rispetto al 2023.
Il confronto tra l’Italia e gli altri Paesi Ue sulla spesa sociale: noi ai minimi
In rapporto al prodotto interno lordo, la spesa sociale è salita al 27,3% del Pil dell’Ue, in aumento di 0,6 punti percentuali sull’anno precedente. In Italia, l’incidenza della spesa pubblica per prestazioni sociali è salita dal 27,91% del Pil nel 2023 al 28,34% nel 2024, con una crescita nominale del 4,3%, e ai livelli più bassi Ue assieme a quella della Danimarca (anch’essa +4,3%).
La spesa per prestazioni sociali comprende le pensioni, i servizi sanitari e di assistenza, i sussidi di disoccupazione, familiari e per l’invalidità: si tratta dunque di spesa pubblica a fini sociali, distinta dalla spesa complessiva dello Stato per altri settori (come difesa, istruzione o infrastrutture). Tra i Paesi membri, il peso della spesa sociale sul Pil resta più elevato in Finlandia (32,5%), Francia (31,9%) e Austria (31,8%), mentre i valori più bassi si registrano in Irlanda (12,4%), Malta (13,4%) e Ungheria (16,6%). Tutti i Paesi Ue hanno registrato un aumento della spesa sociale nel 2024.
I Paesi che hanno registrato incrementi maggiori
Gli incrementi maggiori si osservano in Estonia (+19,5%), Croazia (+17,8%) e Romania (+17,5%), mentre le crescite più contenute riguardano Grecia (+3,2%), Svezia (+3,9%), e appunto Italia e Danimarca (+4,3%). Le principali componenti della spesa restano le pensioni di vecchiaia (2.044 miliardi di euro, il 41,5% del totale) e la sanità e assistenza sanitaria (1.463 miliardi, 29,7%). Seguono le spese per invalidità, superstiti, famiglia e infanzia, disoccupazione, alloggio e inclusione sociale.
Le scelte politiche con cui il governo è passato dal welfare al warfare
Il dato italiano non stupisce considerando che le destre, da quando a fine 2022 sono arrivate a Palazzo Chigi, hanno fatto cassa sui poveri – smantellando il Reddito di cittadinanza e dimezzando con l’assegno di inclusione la platea di beneficiari poveri – sulle pensioni, bloccandone la rivalutazione, e hanno ridotto al minimo le risorse per la sanità. Una scelta politica precisa, con cui si sono sottratte risorse a settori del welfare a vantaggio di altri, come per esempio la Difesa, per quella che molti hanno battezzato come economia di guerra. Dal welfare al warfare.