Italiani sempre più poveri. Il 57% riesce a stento ad arrivare a fine mese. Il quadro che emerge dall’ultimo Rapporto Eurispes è desolante

La situazione secondo l'ultimo Rapporto Eurispes è peggiorata nell'ultimo anno. Pesano affitti e bollette e crescono le rinunce

Italiani sempre più poveri. Il 57% riesce a stento ad arrivare a fine mese. Il quadro che emerge dall’ultimo Rapporto Eurispes è desolante

Il quadro tratteggiato è a dir poco desolante. Poco più di un italiano su quattro riesce a risparmiare (28,3%) mentre il 36,8% attinge ai risparmi per arrivare a fine mese. Il 57,4% arriva a fine mese con difficoltà. Questo è quello che emerge dal 36esimo rapporto Italia dell’Eurispes sottolineando che bollette (33,1%) e affitto (45,5%) mettono in difficoltà molte famiglie, seguono le rate del mutuo (32,1%) e le spese mediche (28,3%).

Il Rapporto Eurispes: la situazione economica è peggiorata nell’ultimo anno per la maggior parte degli italiani

Ma entriamo nel dettaglio. I prezzi dei beni di consumo, rileva Eurispes, “sono in aumento per l’83% degli italiani”. Secondo il rapporto dell’istituto di ricerca presieduto dal sociologo Gian Maria Fara, inoltre, “la maggior parte degli italiani (55,5%) ritiene che la situazione economica del paese abbia subìto un peggioramento nel corso dell’ultimo anno, per il 18,6% la situazione è rimasta stabile, mentre solo un italiano su dieci (10%) ha indicato segnali di miglioramento.Il 15,6% non sa o non ha voluto fornire alcuna risposta”.

Guardando al futuro, rileva Eurispes, “gli italiani sono invece cauti: per il 33,2% la situazione economica italiana resterà stabile nei prossimi dodici mesi. I pessimisti, che attendono un peggioramento, sono il 31,6%, mentre il 10,8% prospetta un periodo di crescita economica. Un quarto del campione non indica una risposta. Il 40,9% dei cittadini afferma però, che la situazione economica personale negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile”. Anche se con diversa intensità, sottolinea il rapporto, “complessivamente il 35,4% degli italiani denuncia un peggioramento della propria condizione economica, mentre il 14,2% riferisce un miglioramento”.

Ma c’è di più. Nelle difficoltà economiche la famiglia d’origine è un punto di riferimento: il 32,1% degli italiani ha chiesto sostegno finanziario alla famiglia di origine. Alcuni sono ricorsi al sostegno di amici, colleghi e altri parenti (17,2%); il 16% ha richiesto un prestito in banca, mentre il 13,6% ha dovuto chiedere soldi in prestito a privati (non amici o parenti”).

Diffusa, inoltre, sottolinea l’Eurispes, “la vendita online di beni e oggetti su canali di compravendita on line, tipo E-Bay, Vinted, aste online, ecc.(27,5%). Il 15,3% ha dovuto vendere o ha perso beni come la casa o l’attività commerciale/imprenditoriale. Si acquista molto a rate (42,7%), spesso su piattaforme online a interessi zero (21,3%)”.

Gli effetti della crisi: bollette e tasse si saldano con forte ritardo e crescono i pagamenti in nero

Sul fronte dei pagamenti il 24,8% ammette di aver pagato le bollette con forte ritardo, il 22,1% ha avuto ritardi nel pagamento delle tasse, il 18,5% è stato in ritardo/arretrato con le rate del condominio e il 14,9% ha saldato in ritardo i conti presso commercianti/artigiani.

Inoltre, osserva Eurispes, un terzo degli italiani paga in nero alcuni servizi. Il bisogno di risparmiare ha spinto il 33,6% degli italiani infatti a pagare in nero alcuni servizi come ripetizioni, riparazioni, baby sitter, medici, pulizie, ecc., il 37,6% ha dovuto rinunciare alla baby sitter e il 24,3% alla badante. Il 14,6% dei rispondenti ha noleggiato abiti e accessori in occasione di feste o cerimonie, e l’11,7% è tornato a vivere in casa con la famiglia d’origine.

Le rinunce toccano anche la salute. La necessità di ridurre le spese comporta spesso, oltre alla messa in atto di strategie per risparmiare e ottenere liquidità, anche alla rinuncia a spese importanti di carattere sanitario, in alcuni casi anche essenziali per la salute.

Poco meno di un italiano su tre ha rinunciato a cure/interventi dentistici (29,5%), a controlli medici periodici/preventivi (28,7%) e a trattamenti/interventi estetici (28%). Il 23,1% ha rinunciato a visite specialistiche per disturbi o patologie specifiche, il 17,3% a terapie/interventi medici e il 15,9% all’acquisto di medicinali. Ma non è tutto. Il quadro è ancora più ampio di quello che si potrebbe credere. L’Eurispes ha interrogato gli italiani anche su istituzioni e politica.

Cresce la fiducia verso le istituzioni: Mattarella il più apprezzato

Torna a crescere la fiducia verso le istituzioni, pubbliche e private, ma solo una parte raccoglie oltre la metà dei consensi. Il più apprezzato è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (60,8% dei consensi, +8,6% rispetto al 2023), mentre il Parlamento fa registrare un lieve aumento di fiducia (dal 30% del 2023 al 33,6% del 2024), anche se i cittadini delusi sono la maggioranza (58%).

Esprimono consenso nei confronti del Governo poco più di un terzo degli italiani (36,2%), ma gli sfiduciati anche in questo caso restano la maggioranza (55,4%). Tra le forze dell’ordine, l’Arma dei Carabinieri raggiunge il 68,8% dei consensi, mentre tra le altre istituzioni che crescono nel 2024 in grado di fiducia ci sono anche la Chiesa Cattolica, la scuola e il sistema sanitario. A perdere consensi rispetto al 2023 sono solo tre istituzioni: i partiti (che passano dal 32,5% al 29,85%), i sindacati (dal 43,1% al 42,7%) e le altre confessioni religiose (da 38% a 34,5%).

La maggioranza degli italiani bocciano il Ponte sullo Stretto

Poteva, poi, mancare una domanda sulla regina delle opere infrastrutturali su cui si deciderà il futuro di questo governo? Ovviamente no. Il rapporto ha interrogato gli italiani anche sul Ponte sullo Stretto di Messina. Ma anche sulla reintroduzione del Reddito di cittadinanza: in entrambi i casi la maggioranza degli italiani ha detto “no”. Il 60,4% dei cittadini è infatti contrario alla costruzione della grande opera pubblica, il 61,2% al sostegno al reddito.

Inoltre il 58,5% è contrario al prolungamento del Superbonus per l’edilizia. Il 52,7% del campione è infine contrario all’ipotesi di fissare il limite di velocità di 30 Km/h all’interno dei centri urbani. A questo punto non resta che vedere se qualcuno deciderà di tenere conto di questo sondaggio. O lasciare cadere tutto – ancora una volta – nel vuoto.