Italicum, primo ok alla Camera

di Lapo Mazzei

Ebbene sì, Matteo Renzi, a cui non fa certo difetto l’autostima, sulla legge elettorale sognava una cosa del tipo “pronti via”. Essendo convinto di essere il vero unto del Signore, il neo segretario del Pd è uno che non crede alle variabili impazzite o ai cambi d’umore. E soprattutto non aveva mai preso in considerazione l’ipotesi dell’ingresso in campo del premier Enrico Letta, al quale le liste bloccate stanno indigeste come un mattone allo spiedo. Eppure la tal cosa si è puntualmente verificata: segno che il sindaco di Firenze è uno che ha istinto, ma non talento. Dispone di carica giovanile, ma scarseggia in lungimiranza. E in politica errori simili si pagano, eccome. Tant’è che partendo dal rapido riassunto dell’ultima puntata dello scontro Renzi-Letta si capisce che il percorso che porta all’approvazione della legge elettorale non sarà affatto facile. Anzi, rischia di trasformarsi in un campo minato, al punto che l’iter parlamentare potrebbe rivelarsi una sorta di Cambogia per la tattica renziana, tutta attacco e nessuna copertura. Il niet incassato da Lady Maria Elena Boschi, la deputata renziana alla quale è stato affidato il compito di trattare sulla legge elettorale, a margine del vertice con Denis Verdini è quanto mai sintomatico. Se non addirittura emblematico. Perché, come osserva acutamente Nichi Vendola, “la fine della diversità berlingueriana” della sinistra “ha aperto le porte alla ascesa della normalità berlusconiana. E qui siamo. E il veleno”, spiega il governatore della Puglia, “è entrato è entrato anche nel nostro campo”. E nessuno, al momento, sembra esser dotato dell’antidoto.

Primi passi
Alla Camera, infatti, dove è iniziata la battaglia degli emendamenti, è stato adottato il testo base dell’Italicum, comprese le “discusse” tabelle contenenti i collegi elettorali. Alla fine, dopo i primi scontri, è prevalsa la posizione di Forza Italia, nonostante i partiti di maggioranza siano favorevoli a concedere una delega al governo per ridisegnare le circoscrizioni elettorali, ricalcate su quelle previste dal Mattarellum.
Gli azzurri hanno comunque aperto alla possibilità di una modifica in un secondo momento e tramite emendamenti. La priorità per i forzisti resta però la necessità di adottare il provvedimento per non fermare l’iter. Arrivati a questo punto tutto slitta a lunedì quando alle 13 scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti al testo base sulla legge elettorale.
Alla luce di questo passaggio formale resta più che mai chiaro che il problema è tutto interno al Pd, dove il ministro Dario Franceschini, improvvisamente, si è scoperto in disaccordo con il premier sul tema delle preferenze. Fibrillazioni, quelle interne al Pd, che hanno destato non poche preoccupazioni in Forza Italia. Più di un esponente azzurro, infatti, va chiedendo garanzie sulla tenuta dell’accordo tra Renzi e Berlusconi, anche se dalle parti del Nazzareno c’è chi teme una Bicamerale bis. Ovvero il cavaliere porterebbe al limite il rottamatore e il partito, magari su aspetti marginali, per poi far saltare il banco, dando la colpa proprio ai Dem. La storia non si ripete mai uguale a se stessa, però insegna molte cose. Non a caso al Pd è arrivata anche la richiesta dell’ Ncd di Angelino Alfano di ragionare sull’introduzione di un sistema misto collegi-preferenze. Si andrebbe invece sciogliendo il nodo del cosiddetto “salva-Lega”.

Piccolo capolavoro a rischio
La sinistra del Pd, però, non è intenzionata a cedere davanti a un’intesa blindata. Nel corso di una riunione tra i membri dem della commissione Affari costituzionali, l’area Cuperlo è tornata a porre il tema delle liste bloccate che, è la tesi a più riprese sostenuta, vanno contro a un sentire piuttosto diffuso tra l’elettorato. Intanto il relatore della legge elettorale in prima commissione alla Camera, Francesco Paolo Sisto, legge l’accordo tra il Cav e il segretario del Pd come un esautoramento del governo: “Sostanzialmente questa legge va oltre il governo e fa a meno del governo. Renzi e Berlusconi hanno cesellato un piccolo capolavoro istituzionale”. Ed è ancora Sisto a dirsi contrario a una delega al governo per risolvere la questione dei collegi: “Non sono d’accordo con chi sostiene che si debba affidare una delega al governo per i collegi, allungherebbe i tempi e sarebbe un modo per tornare indietro”. Un modo abbastanza sofisticato per dire che se la legge sarà approvata rapidamente si potrebbe andare subito alle urne. In modo da verificarne l’efficacia. Sarà un caso ma da più parti arriva l’appello a migliorare il testo: “Quello che noi chiediamo, visto che stiamo modificando il tanto odiato porcellum, è di modificare la cosa più odiata del porcellum: il Parlamento dei nominati e le liste bloccate” ha spiegato il leader dell’Ncd. Pier Ferdinando Casini, infine, ha ribadito che voterà per le preferenze: “Il Parlamento non è un passacarte e potrà migliorarla”.