Kabobo: pazzo, ma sapeva quello che faceva

dalla Redazione

Era schizofrenico, ma sapeva perfettamente qual era il significato delle azioni che stava compiendo: questo si legge nelle motivazioni alla sentenza che ha condannato a 20 anni di carcere Adam Kabobo, il 31enne ghanese che nel maggio del 2013, a Milano, aveva ucciso tre persone a picconate in strada.

Nonostante la malattia mentale, si legge nel documento, il 31enne «aveva conservato la capacità di comprendere il valore e il significato del suo comportamento e di agire di conseguenza» . «Egli – si legge nelle motivazioni – era perciò in grado di orientare la sua condotta anche durante la commissione dei reati secondo le motivazioni che non sono ascrivibili alla malattia e in questo senso i periti concludono per una capacità di comprendere il volere e il significato del suo comportamento e di agire di conseguenza». Il giudice ha riconosciuto all’imputato la semi infermità mentale, ma non è stata soltanto la malattia del ragazzo a guidarne la furia, ma anche «la condizione di stress derivante dalla lotta per la sopravvivenza ha inciso sulla patologia di base, aggravando la sintomatologia delirante e allucinatoria e la compromissione cognitiva».