Prima l’attacco delle forze di Kiev in Siberia contro la flotta di bombardieri strategici russi, poi l’attentato contro il ponte che collega la Crimea alla terraferma. Davanti all’impasse dei negoziati di pace, il presidente Volodymyr Zelensky ha deciso di alzare la posta in gioco, per dimostrare a Donald Trump e a Vladimir Putin che l’Ucraina non è ancora vinta.
Una serie di attacchi, organizzati autonomamente dalle forze di Kiev, con cui il presidente ucraino intende mettere a tacere le richieste di “resa” avanzate dalla Russia. Tuttavia, come spiega l’inviato USA Keith Kellogg a Fox News, queste azioni fanno “aumentare vertiginosamente il rischio di escalation” e rischiano di compromettere “i negoziati di pace”. Secondo il diplomatico statunitense, è necessario “capire che, nell’ambito della sicurezza nazionale, quando si attacca una componente del sistema di sopravvivenza di un avversario, ovvero la sua triade nucleare, il livello di rischio aumenta, perché non si può prevedere come reagirà l’altra parte”.
Del resto, il Cremlino ha già preannunciato una “dura risposta”, senza precisare né quando ci sarà e né in che forma. Ben diversa la posizione dell’UE: la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è complimentata con l’Ucraina, affermando – in modo alquanto discutibile – che “l’attacco con droni sulle basi aeree russe aumenta la possibilità che Putin sia disposto a negoziare una pace forte, giusta e duratura”.
Kiev colpisce e Mosca minaccia rappresaglie: la pace in Ucraina è sempre più lontana
In attesa di una reazione da parte di Mosca, prosegue il botta e risposta tra Ucraina e Russia sul tema dei negoziati di pace. Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha dichiarato che “i russi stanno temporeggiando e manipolando i negoziati, cercando di eludere le sanzioni americane, e non vogliono un cessate il fuoco. Solo le sanzioni potranno spingere la Russia a negoziati seri”, tornando a chiedere “un lungo cessate il fuoco” per poter trattare la fine delle ostilità.
Una richiesta già più volte respinta dal Cremlino. Il portavoce Dmitri Peskov, infatti, ha dichiarato che, per eventuali nuovi colloqui tra Russia e Ucraina, “ci vorrà del tempo”, poiché le parti devono “esaminare le bozze di memorandum che si sono scambiate” e solo dopo “si potrà concordare un nuovo round negoziale”.
Secondo il portavoce, “è sbagliato aspettarsi una svolta o soluzioni immediate sull’Ucraina”, poiché “la soluzione del conflitto è estremamente complessa e implica un grande numero di sfumature”.
Proprio il memorandum russo è stato duramente criticato dall’amministrazione Zelensky: secondo il vice ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiga, si tratta di “una serie di ultimatum già noti e irrealistici, che di certo non favoriscono il progresso verso una vera pace”.