La beffa sulle banche continua. Addio alla credibilità: così il mondo bancario perde due volte. Le autorità di garanzia escono male. Il nodo cruciale dei risarcimenti

Come capponi dei Promessi sposi, i galli che continuavano a beccarsi mentre finivano in pentola, Bankitalia e Consob ieri se le sono date di santa ragione per difendere il loro onore perduto insieme ai soldi investiti da migliaia di risparmiatori in Monte Paschi, nelle banche venete e in tutti gli altri istituti di credito andati negli ultimi anni in malora. Nel caso della Popolare di Vicenza, l’Autorità di vigilanza sui mercati ha rivelato alla Commissione bicamerale d’inchiesta di essere caduta dal pero perché via Nazionale non l’aveva informata delle azioni vendute a un prezzo sproporzionato. Dell’argomento, a dire il vero, in Veneto si parlava abbondantemente anche nelle osterie, ma la Consob evidentemente non frequenta quei locali dove il vino di Zonin è andato a tanti di traverso. Via Nazionale, dal canto suo, in mezzo al traffico dei suoi dirigenti che dopo la vigilanza se ne sono andati elegantemente a lavorare per le banche vigilate, ha trovato un foglietto dove qualche dubbio c’era sulla gestione di quell’istituto di credito. La Commissione ha preso atto e con un gesto di umana pietà ha rinunciato a mettere le due istituzioni faccia a faccia in un confronto all’americana, avendo capito tutti che nessuna delle due ha fatto correttamente il suo lavoro. La speranza che il Parlamento accerti le responsabilità che tutt’ora sfuggono alla magistratura è poca, ma anche se le prossime audizioni ci aiuteranno a saperne di più, c’è una cosa che si è persa e non riavremo indietro: la piena fiducia su chi controlla il credito.

Ora che i buoi sono scappati, insieme a far pagare chi non ha controllato, il vero obiettivo è infatti ridare credibilità alla rete di sicurezza sul sistema finanziario. per riuscirci è necessario che la magistratura faccia più celermente il suo lavoro, accertando le responsabilità penali di quei banchieri che hanno favorito un crac di dimensioni spaventose, spennando tantissimi risparmiatori. serve che la Commissione accerti le eventuali coperture, anche politiche, che hanno permesso a un sistema di potere finanziario di campare per decenni. Serve che le autorità di controllo – Bankitalia e Consob – la smettessero di auto-assolversi e iniziassero a fare discorsi più seri, cambiando dal loro interno tutto quello che non ha funzionato. Sono in grado di farlo? Sulla Consob la risposta a questa domanda potrà darla solo la prossima governance, visto che qualla attuale in scadenza ha ormai i giorni contati. Più complesso il discorso per Palazzo Koch, visto che il tentativo di creare una discontinuità è stato bloccato dai soliti poteri forti, con l’interdizione del Quirinale e della Banca centrale europea, da dove Mario Draghi sa di avere in Ignazio Visco un governatore “amico”.

Cambiare passo – Che la Banca d’Italia lo ammetta o meno, adesso che i suoi poteri sono sostanzialmente tutti assorbiti da Francoforte, il suo ruolo è marginale. Dunque è solo folle continuare a difendere l’indifendibile e non provare a dare un segnale diverso rispetto al passato, collegandosi di più con i risparmiatori e facendo intendere che l’istituzione è dalla loro parte e non da quella dei banchieri. Un segnale forte in tal senso potrebbe arrivare da una presa di posizione visibile sul tema dei risarcimenti, a costo di utilizzare per una volta a vantaggio dei creditori quella moral suasion con la quale in passato si sono giocate partite di potere, intervenendo a gamba tesa nelle grandi partite del Risiko bancario. La faccenda non è di poco conto e si presenta già quasi disperata. Le perdite lasciate dagli istituti finiti in default sono spaventose e il rischio concreto è che i risparmiatori non becchino quasi niente. Una nuova beffa che non si meritano.

Nuova era – Il recupero della credibilità perduta passa poi da un nuovo atteggiamento verso i clienti delle banche e gli investitori, oggi tutelati da una montagna di carte che vengono fatte firmare senza che nessuno le legga. Alla prova dei fatti, invece, al momento di utilizzare anche i più semplici strumenti finanziari ci si ritrova spesso senza paracadute. E le banche a corto di utili a causa dei tassi troppo bassi non fanno più mistero delle commissioni e di altri marchingegni applicati per mettere le mani in tasca ai correntisti. Il problema così sembra essere preso da lontano, ma è nella pratica di ogni giorno che si misura e si ricostruisce il rapporto tra cittadini, industria del credito, sotto la supervisione di autorità di controllo che possono tornare ad essere apprezzate solamente nel caso in cui facciano sentire concretamente la loro presenza allo sportello, accanto ai risparmiatori, e non se le si può vedere solo in tv, mentre si scornano su chi finora ha dormito di più.