La corruzione finisce a… Trojan. Tangentisti e ladri di Stato in festa

Il ministro della Giustizia Nordio conferma: stop all'impiego del Trojan. Sarà utilizzabile solo per i reati di mafia e terrorismo.

Tanto vale abolire direttamente il reato di corruzione. Dopo il colpo di spugna che ha ripristinato per tangentisti e ladri di Stato i benefici penitenziarie, il ministro della Giustizia Carlo Nordio si prepara ad infliggere il colpo di grazia alla legge Spazzacorrotti. Mettendo nel mirino l’impiego del Trojan da parte della magistratura nelle indagini sui reati contro la Pubblica amministrazione.

Il ministro della Giustizia Nordio conferma: stop all’impiego del Trojan. Sarà utilizzabile solo per i reati di mafia e terrorismo

Era stato del resto proprio il Guardasigilli, nei giorni scorsi, a definire “una porcheria” quanto emerso dall’inchiesta sulle nomine pilotate al Csm a carico dell’ex consigliere di Palazzo dei Marescialli, Luca Palamara, proprio attraverso l’impiego del captatore informatico. E ieri, a L’Aria che tira su La7 ha ribadito il concetto: “Il trojan deve essere tolto, è un’arma incivile”. Annunciando l’ennesima controriforma con tanto di ritorno al passato: “Può essere usato com’era all’inizio, in casi eccezionali di gravissima pericolosità nazionale, diciamo pure mafia e terrorismo. Per il resto no”.

Insomma, tangentisti e mazzettari in uno dei Paesi dell’Unione europea a maggior tasso di corruzione come l’Italia, potranno tornare a dormire sonni tranquilli. Mentre già festeggia il presidente dell’Unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza: “Non conosco la proposta nel dettaglio, ma considero qualsiasi proposta di limitazione del trojan un fatto positivo – confida all’AdnKronos -. Si tratta di uno strumento tremendamente invasivo che si può giustificare solo in casi eccezionali e per reati di grande allarme sociale”.

Una posizione diametralmente opposta a quella dei Cinque Stelle. Esposta dall’ex procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, nel corso dell’esame del decreto Rave in Commissione Giustizia alla Camera: “Le norme della Spazzacorrotti sui reati contro la Pubblica amministrazione rispondevano a un’esigenza nata in ambito giudiziario: servivano a colpire le condotte corruttive delle mafie. Mafia e corruzione sono realtà criminali strettamente legate, chi pensa di tenerle separate fa riferimento a una realtà superata da decenni”. Insomma, un errore a cui la legge Spazzacorrotti dell’ex guardasigilli Alfonso Bonafede aveva posto rimedio. Ma non è tutto. Perché la controriforma di Nordio è solo agli inizi.

E sempre dal salotto di Myrta Merlino, il ministro annuncia il prossimo passo. “Entro quindici giorni, proporremo la soppressione del reato di abuso d’ufficio per sindaci e amministratori – promette -. In questo modo daremo uno slancio enorme alla nostra economia perché oggi gran parte dell’attività amministrativa è paralizzata dalla cosiddetta paura della firma”. Nordio ne fa in sostanza una questione di economia processuale.

“Alcuni pm usano questo reato come reato sentinella per trovarne altri ma poi questo reato gli si dissolve in mano e la condanna non c’è – speiga -. Se uno fa un abuso d’ufficio perché si fa corrompere esiste già il reato di corruzione. Ecco perché la macchina della giustizia si ingolfa. Le statistiche dicono che su 5000 indagini sull’abuso d’ufficio sono intervenute appena 20 condanne in un anno”. D’altra parte, ha aggiunto il Guardasigilli, “la lentezza del nostro processo, essenzialmente quello civile, costa al nostro Paese due punti di Pil all’anno” e “la giustizia civile, di cui snon si parla quasi mai, è per certi aspetti più importante di quella penale perché tocca nella vita tutti i cittadini”.

Morale: “Questa lentezza deriva da una disparità, una incompatibilità tra le risorse che abbiamo a disposizione e il numero dei contenziosi in corso. Non a caso, la certezza del diritto è uno dei motivi per cui molti investitori stranieri rinunciano a investire nel nostro paese”. Adesso almeno è certo che per alcuni reati il problema di fare giustizia è risolto alla radice. Con l’impunità.