La Corte dei Conti mette sotto accusa l’Expo. Nel giro di un anno le perdite sono salite da 2,39 a 7,42 milioni di euro

Il rosso di bilancio nel 2013 è salito a 7,42 milioni di euro. Basterebbe questo per capire il pessimo stato di Expo, con l’avvicinarsi dell’evento. Almeno questo è quello che emerge dalla relazione della Corte dei conti, che non lesina critiche alla politica per avere scelto di organizzare l’esposizione su terreni privati, anziché pubblici. E per avere dato vita a una serie di deroghe normative anziché inserire la preparazione dell’evento all’interno di un sistema di leggi ordinarie. Anche da queste decisioni, scrivono i giudici, sono arrivati ritardi ed extracosti. Non manca, infatti, anche un invito palese alle istituzioni coinvolte: quello di gestire in modo incisivo e trasparente i problemi che ancora esistono, ”assicurando la legalità delle procedure di affidamento delle opere e dei servizi” per salvaguardare “anche l’immagine del Paese nel contesto internazionale”. Secondo quanto ricostruito da Il Fatto Quotidiano, clamorose le perdite nel bilancio della società di gestione dell’evento che sono passate dai 2,39 milioni di euro del 2012 ai 7,42 milioni dell’anno successivo. La cifra, secondo la Corte dei conti, è riconducibile “in gran parte al pianificato aumento dei costi della produzione” anche se il risultato negativo “è da riferirsi alla nota, particolare natura della società che, quale società di scopo, vede la concentrazione della maggior parte dei costi nei primi anni di attività e la posticipazione dei ricavi alla data di realizzazione dell’evento”. Le varianti sono spesso conseguenza dei ritardi nei lavori e della consegna posticipata dei terreni su cui edificare i padiglioni.