La crescita italiana arranca. Dopo un primo trimestre migliore delle aspettative, ma comunque ben al di sotto della media Ue, l’economia rallenta. Per il secondo trimestre c’è ben poco da festeggiare, con un +0,1% dopo il +0,3% dei primi tre mesi dell’anno. E la prospettiva è quella di una “prosecuzione frenata dall’incertezza nella seconda parte dell’anno”. L’aggiornamento trimestrale delle previsioni di Prometeia non può che preoccupare il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Anche perché l’altro dato preoccupante, pur essendo niente più che l’ennesima conferma, evidenzia come il 2025 si potrebbe chiudere con una crescita dello 0,6%.
Dettata, peraltro, quasi esclusivamente dal Pnrr: i fondi europei incidono per 0,4 punti percentuali, ovvero quasi tutta la crescita di quest’anno. Senza finanziamenti Ue, praticamente, parleremmo di una crescita quasi a zero. E il problema si ripresenterà in maniera ancora più evidente nei prossimi anni. Per esempio nel 2027, quando il Pnrr sarà finito e si teme un contraccolpo negativo della crescita pari a -0,3 punti percentuali. A pesare è anche l’inasprimento delle tensioni in Medio Oriente, con rischi ancora esistenti per l’economia mondiale soprattutto per la questione energetica, con la possibilità di un aumento delle quotazioni di petrolio e gas. Timore per ora scongiurato, comunque. Resta poi l’incognita dazi, anche se secondo Prometeia gli effetti peseranno più sugli Usa che sull’Ue: per Bruxelles parliamo di 0,1 punti percentuali in meno di crescita. Diverso il discorso per l’Italia, più influenzata di altri dagli scambi commerciali con gli Usa, con un rischio fino a quattro decimi di minor crescita.
Non solo la crescita
Di segnali negativi ne arrivano anche altri. Uno su tutti, è quello sulla fiducia dei consumatori: l’indice è sceso da 96,5 a 96,1 a giugno, come evidenzia l’Istat. Un andamento che potrebbe influenzare negativamente i consumi. Migliore il clima di fiducia delle imprese, che sale da 93,1 a 93,9. L’ultimo dato di ieri arriva sempre dall’Istat e riguarda il fatturato dell’industria: ad aprile fa segnare aumenti in termini congiunturali dell’1,5% in valore. Su base tendenziale, invece, l’aumento è dell’1,1% in valore e dello 0,3% in volume. Ma anche questi dati, comunque positivi, non devono far pensare a nulla di esaltante: come spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, ad aprile del 2024 c’era stato “un vero e proprio tracollo rispetto a marzo 2024, da 122,5 a 110,2”. Insomma, il rimbalzo era scontato.