La crisi del manifatturiero italiano: l’indice scende ancora, a maggio netta riduzione

L'indice manifatturiero fa registrare una netta contrazione a maggio, un dato peggiore rispetto alla tendenza nel resto d'Europa.

La crisi del manifatturiero italiano: l’indice scende ancora, a maggio netta riduzione

Peggio del previsto. Con un dato in controtendenza rispetto a quello degli altri big europei. L’indice Hcbo Pmi sul settore manifatturiero italiano registrato a maggio fa segnare dati preoccupanti, con una discesa a 45,6 dopo il 47,3 di aprile. Si tratta del più rapido peggioramento dello stato di salute del settore in cinque mesi. Un dato, peraltro, sotto le stime che prevedevano 48 punti. 

Le condizioni operative sono peggiorate a causa di una rapida riduzione del volume degli ordini. La conseguenza è che i manifatturieri hanno abbassato i volumi di produzioni e questo ha provocato, come ulteriore conseguenza, tagli occupazionali e riduzioni degli acquisti. 

Manifatturiero in crisi in Italia

L’indice Pmi diffuso da S&P Global fa quindi segnare un calo e anche un risultato al di sotto delle stime. Se si va al di sotto di quota 50 si ha a che fare con una contrazione dell’attività economica. Il comparto, quindi, non solo era già in contrazione, ma la sua situazione è ulteriormente peggiorata a maggio: la contrazione degli ordini a maggio è la stata la più marcata vista nel 2024. 

Tariq Kamal Chaudhry, economista di Hamburg Commercial Bank, spiega che la debolezza italiana del settore appare “generale e influenza quasi tutti i sotto-settori”. A maggio – prosegue – i prezzi d’acquisto sono aumentati notevolmente mentre, con grande sgomento delle aziende, quelli alla vendita sono diminuiti. Ciò indica il mancato trasferimento dell’aumento dei costi sulle tariffe praticate ai clienti”.

L’industria italiana è, quindi, “di nuovo in crisi e, nonostante la carenza di personale specializzato, sono ripresi licenziamenti. Secondo prove aneddotiche la contrazione dei livelli occupazionali riflette la combinazione tra pensionamenti, licenziamenti e il mancato rinnovo di contratti”. Non manca un alto livello d’incertezza per il futuro, con ordini che stanno di nuovo diminuendo sia sul mercato domestico che su quello estero.

Il confronto

L’indice del Pmi manifatturiero nella zona euro, intanto, fa invece segnare una salita a maggio: si passa dal 45,7 di aprile al 47,3 odierno. Anche se il dato resta al di sotto della soglia di 50, si tratta comunque del miglior risultato dal marzo del 2023, con il peggioramento più lento del settore europeo in oltre un anno. Tanto che si ipotizza una svolta vicina per il settore, con l’industria che sarebbe “sul punto di bloccare il calo della produzione che dura dall’aprile del 2023”. Nell’analisi europea si evidenzia che la Germania fa segnare, come in passato, l’indice più basso tra le grandi economie dell’eurozona, ma ora è seguito da vicino dall’Italia. Proprio il nostro Paese era fino a poco tempo fa considerato in “posizione migliore”, ma ora “ha visto le proprie condizioni deteriorare”.

D’altronde i dati dei singoli Paesi mostrano con chiarezza le difficoltà dell’Italia. La Spagna a maggio ha raggiunto i massimi da 26 mesi a 54 (era 52,2 ad aprile), oltre le attese. Anche in Francia il dato è in miglioramento, pur restando al di sotto della soglia dei 50: il valore registrato è di 46,4 (contro il 45,3 di aprile). La situazione, quindi, è in miglioramento ma non ancora abbastanza. Così come in Germania: l’indice è salito da 42,5 a 45,4, con il secondo valore più alto degli ultimi 15 mesi. Infine, al di fuori dell’area euro, in Gran Bretagna l’indice è salito da 49,1 di aprile a 51,2 di maggio. Il valore più alto da luglio del 2022.