di Alessandra Fassari
Un anno da incorniciare per i mercati azionari. In mezzo mondo i disoccupati scendono in strada a protestare, ma per i mercati azionari il 2013 è stato un anno all’insegna del Toro. Piazze come Wall Street o il Dax tedesco hanno segnato i massimi di sempre. Ma anche una Borsa periferica, come Milano, ha messo a segno un bel guadagno, con l’indice principale – il Ftse Mib (misura i 40 titoli maggiormente capitalizzati) – cresciuto del 14,47%. Guadagno che sale fino al 24,42% se si misura la performance a due anni.
Mercato basso
Riprendere quota non era improbabile per l’azionario italiano, soprattutto dopo le perdite seguite all’attacco all’euro. Momenti durissimi per la nostra Borsa, scesa il 24 luglio 2012 fino al suo minimo storico di 12.295 punti. All’ultima chiusura prima di Natale, il Ftse Mib segnava invece 18.697 punti (il 27 dicembre dell’anno scorso erano 16.408). Certo, la speculazione sul nostro Paese ha un suo peso, così come lo stock del pesante debito pubblico e l’incertezza del Governo nella politica economica. Perciò altre piazze finanziarie hanno corso molto di più. A partire dalla Germania, il cui indice principale – il Dax 30 – rientra tra quelli che ricorderanno quest’anno per il record di crescita storico. La Borsa tedesca, partita a 7.636 punti (il 27 dicembre 2012) ha segnato all’ultima chiusura lunedì scorso 9.488 punti. Fanno un po’ meno bene, ma crescono tanto anche gli indici principali della Borsa francese (il Cac 40 è salito da 3.674 punti di fine 2012 a 4.218 punti del 24 dicembre scorso) e inglese (con il Ftse 100 passato da 5.954 punti del 27 dicembre 2012 all’ultimo dato di 6.694 punti).
Rischio bolla
Letteralmente in volata i borsini asiatici, con in testa il giapponese Nikkei 225, e lo statunitense Dow Jones, entrambi arrivati a toccare i loro record assoluti. Un risultato sul quale hanno molto influito le politiche monetarie delle rispettive banche centrali, con l’immissione di valuta per centinaia di miliardi di dollari e yen. Ne hanno beneficiato le Borse, ma anche l’occupazione e la crescita dei due Paesi. Tutta questa moneta però minaccia far esplodere una bolla, tanto che Washington ha cominciato a ridurre gli aiuti, fatto salvo che tali interventi erano stati concordati dall’inizio come temporanei e destinati solo ad affrontare una situazione di emergenza straordinaria. Mentre in Europa si sono viste solo le ombre di misure simili (come se la crisi non sia gravissima) con la Bce che ha tagliato al minimo storico i tassi e rifinanziato con aste a medio termine il sistema bancario. Troppo poco, come protestano con poca forza alcuni governi e come dimostrano i fatti: interi Stati al collasso per il record storico di disoccupazione, crollo dei prestiti bancari, minimo di sempre nei consumi. Ma per la Bce (e la Germania che ne controlla di fatto l’azione) va tutto bene così.
Chi corre
In questo quadro, sul mercato italiano quest’anno è stato tutt’altro che negativo per molte società quotate. In testa a questa classifica c’è la matricola del Ftse Mib, quella Yoox (società di e-commerce) che dal 28 dicembre 2012 ad oggi ha visto salire il valore dei suoi titoli del 167,70%. Meglio di Fondiaria Sai (+142,36%) e Mediaset (+122,49%). Ovviamente non è stato tutto rose e fiori. Ne sanno qualcosa Saipem (-48,36%) e Mps che ha perso quest’anno il 21,67%.