Non il diritto internazionale, ma solo le armi. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non poteva dirlo più chiaramente di così: sono “le armi a decidere chi sopravvive”. All’Assemblea generale dell’Onu, Zelensky torna a parlare di armi e guerra, sostenendo che il conflitto nel suo Paese dimostra che per garantire la sicurezza di una nazione “servono le armi e non il diritto internazionale, è disgustoso ma questa è la realtà”. Per il presidente ucraino, “il diritto internazionale funziona se si hanno amici potenti e armi, non ci sono garanzie di sicurezza al di fuori di alleati e armi”.
La dottrina Zelensky: il diritto internazionale non basta, sono le armi a decidere chi sopravvive
Per Zelensky, “il XXI secolo non è molto diverso dal passato. Se una nazione vuole la pace, deve comunque lavorare sulle armi”. L’analisi di Zelensky sul diritto internazionale è anche un appello: “Non restate in silenzio, sosteneteci. Fermare Putin ora è più economico” che farlo nel caso in cui la Russia diventi più aggressiva in futuro. Il discorso di Zelensky si è allargato anche ad altri Paesi, parlando di Georgia, Moldavia, ma anche Palestina e Siria, ritenendo che siano crisi che mostrano le difficoltà delle istituzioni internazionali.
A suo giudizio, infatti, non esiste alcuna istituzione in grado di fermare un’aggressione, soprattutto nel periodo in cui il mondo vive “la corsa agli armamenti più distruttiva della storia”. Il presidente ucraino ha continuato poi nei suoi appelli: “Non restate in silenzio mentre la Russia continua a trascinare questa guerra. Condannatela, unitevi a noi nella difesa del diritto internazionale. Perché, alla fine, la pace dipende da tutti noi”.