Marò, adesso l’Italia s’è desta. E prova a riprendersi Girone. Il Governo chiede pure la permanenza di Latorre e la sospensione della giurisdizione in India

Finalmente qualcosa si muove. Dopo tre anni di tentennamenti e prese in giro, l’Italia affronta l’India e prova a risolvere una volta per tutte il caso marò. Ieri il Governo ha chiesto al tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo che, fino alla conclusione del procedimento dell’arbitrato, Massimiliano Latorre possa restare in Italia e Salvatore Girone possa farvi rientro. Ed è stata chiesta pure la sospensione della giurisdizione a carico dei marò in India. “L’iniziativa – ha spiegato la Farnesina – è dettata dalla necessità di tutelare i diritti dei fucilieri di Marina e dell’Italia durante lo svolgimento del procedimento arbitrale avviato il 26 giugno”.

LA VICENDA
Insomma, quello di ieri è stato un altro passo verso la risoluzione del caso. Una vicenda iniziata alla fine del 2011, quando i due fucilieri del battaglione S.Marco furono arrestati in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori scambiandoli per pirati. Mentre Latorre per ragioni di salute è potuto rientrare in Italia, Girone è tuttora trattenuto in India. Come si ricorderà la vicenda dei marò si legò indissolubilmente alla situazione politica indiana e allo scontro in atto fra Sonia Gandhi, la leader del Partito del Congresso che ha dominato il Paese fino a poco tempo fa e l’opposizione di destra che poi ha vinto le elezioni. La Gandhi fu accusata dagli avversari di simpatizzare per i due fucilieri in virtù delle sue origini italiane, accusa falsa e priva di fondamento dal momento che nessun favoritismo è stato mai concesso ai marò, un’accusa che tuttavia ha sicuramente contribuito alla sconfitta elettorale del “clan Ghandi”. L’Italia dunque tenta ora di giocare una nuova carta per riportare finalmente in Italia, oltre a Latorre che gli indiani vogliono torni al più presto in India per essere processato, anche Girone. Secondo Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all’università Luiss di Roma, l’esito “più plausibile” della richiesta avanzata dall’Italia al tribunale di Amburgo è “affidare i due fucilieri di Marina, nelle more della costituzione del tribunale arbitrale, a un terzo Stato, che non sia né l’Italia né l’India”. Ma intanto, come da prassi, il percorso che porterà il tribunale di Amburgo ad esprimersi sulle istanze italiane dovrebbe completarsi entro alcune settimane.

LA SPERANZA
Riuscirà l’Italia a veder riconosciuto questo diritto? La speranza c’è così come anche le concrete possibilità di ottenere ascolto ad Amburgo. La vicenda dei marò si sta trascinando ormai da troppo tempo e, al di là di qualche sconsiderata posizione ideologica dettata più da pregiudizi che altro, posizioni comunque isolate, tutta l’Italia ha preso a cuore la questione anche come motivo di orgoglio nazionale. Eh sì, perché in questa storia è in gioco non soltanto il destino di due persone ma anche e soprattutto l’onore dell’Italia e il diritto a non essere oltremodo presa in giro dai metodi davvero sconcertanti della giurisdizione indiana.