“La Francia è indifendibile. Sui migranti ritorna il gollismo”. Per il giornalista Panella, Parigi vuole l’egemonia in Libia. “Giusta la decisione italiana di respingere le Ong”

"La Francia è indifendibile. Sui migranti ritorna il gollismo". Per il giornalista Panella Parigi vuole l’egemonia in Libia. "Giusta la decisione italiana di respingere le Ong"

“Quella di Macron è la solita posizione francese neo imperialista, gollista, assolutamente indifendibile, anche nei confronti dei migranti”. Ne è convinto Carlo Panella, giornalista ed esperto di Medio Oriente e di politica estera, per il quale il Presidente della Repubblica francese è caduto in un vecchio vizio transalpino: quello della Grandeur.

Ma perché Macron ci accusa di essere cinici e poi chiude le frontiere di Bardonecchia e Ventimiglia? Perché in realtà sta guardando alla politica interna. Tratta male Salvini, addirittura arrivando ad offenderlo, perché pensa alla rivale casalinga Le Pen. Inoltre vuole poter esercitare al massimo l’egemonia francese in Libia e nel Sahel ed è molto irritato delle possibilità che l’Italia, soprattutto grazie al lavoro passato del governo Gentiloni e di Minniti in particolare, riesca ad inserirsi nelle questioni libiche. Detto questo non credo che riuscirà a portare avanti la sua posizione fino in fondo.

Perché?
Perché il suo alleato storico, e cioè Angela Merkel, è in grande difficolta nel suo Paese proprio sul tema dei migranti.

Un asse nel quale abbiamo spesso tentato di inserirci…
Se Conte e l’Italia avranno la capacità di capire che è inutile lavorare per unirsi all’asse franco-tedesco, ormai troppo indebolito, allora si potrebbe iniziare a intrecciare una serie di alleanze che, per quanto riguarda temi come il trattato di Dublino e la difesa della frontiera marittima, potrebbero portare a dei risultati positivi.

Intanto il ministro dell’Interno Salvini è volato a Tripoli, dove però il suo omologo libico ha detto chiaro e tondo che non vuole gli hotspot sul proprio territorio…
Questa è una vecchia posizione libica, in realtà la cosa più seria da fare sarebbe spostare questi hotspot nell’estremo sud della Libia o addirittura al confine con il Niger. In questo senso il Governo italiano di Gentiloni aveva già avviato un processo del genere, con lo spostamento di 500 nostri soldati proprio su quella frontiera. Minniti, inoltre, aveva fatto accordi con i sindaci del Sud della Libia garantendo loro aiuti economici. Poi, tornando all’omologo libico di Salvini, stiamo parlando di un ministro che in Libia poco comanda, visto che nel Paese ci sono diversi attori ad esercitare la sovranità.

Tornando da questa parte del Mediterraneo, come giudica l’idea di chiudere i porti italiani?
Anche questa in realtà è un’idea ereditata dalle politiche di Minniti. L’ex ministro dell’Interno aveva tentato di sviluppare questo tipo di strategia ma fu bloccato dall’allora ministro dei Trasporti Delrio, nonché da un’opposizione molto forte all’interno del Pd. Opposizione che poi il partito ha pagato in termini elettorali e di voti.

Ma prescindendo dal sentimento popolare è una mossa azzeccata?
A mio modo di vedere le cose quella di chiudere i porti è l’unica politica che si può fare per varie ragioni. La prima è quella di bloccare le morti in mare. Ci sono stati 35mila morti nel Canale di Sicilia negli ultimi dieci anni, questo nonostante l’Ue e le Ong siano riuscite a sviluppare un’immensa e capillare rete di raccolta naufraghi. Se non si blocca quel Canale, noi continueremo ad avere migliaia di morti nei nostri mari.

E in secondo luogo?
Bisogna dire chiaramente che, di fatto, le Ong purtroppo svolgono un lavoro da complici oggettive degli scafisti, semplicemente piazzando le loro navi al limite delle acque territoriali, dove agli scafisti basta una app del telefonino per individuarle e dirigervi le sue bagnarole. Ecco perché è tempo ormai di lanciare un messaggio: da qui non si passa.