La giustizia fa autogol. In fumo pure Calciopoli. Tribunali troppo occupati a fare altro. Scatta la prescrizione

La giustizia fa autogol. In fumo pure Calciopoli. Tribunali troppo occupati per non mandare in prescrizione pure uno dei casi più discussi di sempre

Campione del mondo nel fare autogol. La magistratura italiana segna un’altra rete, ma ancora una volta contro la Giustizia. E l’effetto su un Paese malato di calcio è devastante. Calciopoli, lo scandalo che ha minato le fondamenta della seconda religione nazionale, esce di scena senza una condanna. I giudici hanno avuto troppo da fare in oltre otto anni per occuparsene. E alla fine la terza sezione della Corte di Cassazione ieri si è trovata troppo tardi di fronte alle sentenze emesse dalla Corte d’appello di Napoli. Sia nel primo processo con rito abbreviato il 5 dicembre 2012, sia in quello con rito ordinario il 17 dicembre 2013 il verdetto fu lo stesso: il sistema Moggi aveva condizionato quello che all’epoca era il campionato di calcio più bello del mondo. Al momento di finalizzare quelle condanne però ci si accorge che il tempo è scaduto, scatta la prescrizione e buonanotte alla giustizia. Se non è un autogol questo?

TUTTI A CASA
Possono festeggiare dunque Moggi e Giraudo. Una festa iniziata già ieri mattina quando il sostituto pg della Cassazione Gabriele Mazzotta, nel corso della sua requisitoria aveva dichiarato prescritto il reato di associazione a delinquere. Richiesta di assoluzione (quella in cui erano arrivati a sperare l’ex dg della Juve & C.) invece per alcuni episodi di frode sportiva. Nulla di fatto, dunque, dopo anni di processi, giudici e avvocati all’opera, tempo buttato via miseramente. Moggi, va ricordato, in appello era stato condannato a 2 anni e 4 mesi, mentre Giraudo, giudicato con rito abbreviato, era stato condannato in secondo grado a 1 anno e 8 mesi. Rigettati anche i ricorsi di Claudio Lotito, patron della Lazio e Andrea e Diego Della Valle, della Fiorentina, i cui reati erano però già stati prescritti. Condanne che restano sulla carta perché la nostra giustizia lumaca non riesce mai a far gol.

RIVALSA MORALE
Agli stessi magistrati resta allora la consolazione (magra) del giudizio morale. Anche se prescritta, ha detto mazzotta, “è provata l’esistenza dell’ associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva come emerge dalle intercettazioni, dal sistema di schede estere riservate e dal perseguimento del fine di predeterminare gli esiti delle partite e la designazione del vertice della Lega Calcio”. Mazzotta ha chiesto invece di confermare la condanna all’ex arbitro De Santis, condannato a un anno in Appello insieme ai suoi colleghi Paolo Bertini e Antonio Dattilo, che aveva rinunciato alla prescrizione. Per gli ultimi due il pg ha chiesto l’annullamento delle condanne. Entrambi avevano avuto in Appello dieci mesi.

RICORSI VANI
Contro la posizione di Giraudo – che in appello aveva avuto uno sconto di pena – e contro quelle degli arbitri Tiziano Pieri, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini e dell’ex presidente Aia Tullio Lanese (assolti in appello) aveva presentato ricorso la Procura generale di Napoli. Nel processo celebrato con rito ordinario, invece, a presentare ricorso sono state le difese: tra gli imputati, appunto, l’ex direttore generale della Juventus, l’ex vicepresidente della Figc, Innocenzo Mazzini, il designatore Pierluigi Pairetto, l’ex arbitro Massimo De Santis, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, Diego e Andrea Della Valle.