Tra timori per le mire espansioniste di Donald Trump e il desiderio di indipendenza dalla Danimarca, in Groenlandia si sono tenute le elezioni legislative. A tornare alle urne sono stati i 57 mila abitanti dell’isola più grande del mondo, chiamati a decidere se – e soprattutto quando – smarcarsi dal controllo della Danimarca, senza però cadere sotto l’influenza del tycoon americano. I primi exit poll sono attesi nella notte italiana.
La Groenlandia torna alle urne tra spinte indipendentiste dalla Danimarca e il desiderio di non cadere in mano a Trump
Stando a quanto trapela, la maggior parte dei candidati ai 31 seggi del Parlamento locale è favorevole all’indipendenza, ma vi sono divergenze sulle tempistiche per attuare questo storico passaggio. Il partito nazionalista Naleraq, attualmente all’opposizione, chiede che il processo inizi il più rapidamente possibile, mentre le due forze dell’attuale maggioranza, Inuit Ataqatigiit (formazione di sinistra guidata dal primo ministro Mute Egede) e Siumut (partito socialdemocratico), sono dati per favoriti e nel loro programma prevedono un percorso più graduale verso l’indipendenza. Entrambe le formazioni hanno promesso che a decidere saranno i groenlandesi attraverso un referendum.
L’isola artica, colonizzata dai danesi più di tre secoli fa, ha ottenuto l’autonomia nel 1979, ma dipende ancora dalla Danimarca per alcune funzioni sovrane, tra cui la politica estera e la difesa. Tuttavia, grazie a una legge del 2009, i groenlandesi possono avviare autonomamente il processo di indipendenza, che prevede la negoziazione di un accordo con Copenaghen. Tale accordo dovrà poi essere approvato tramite referendum in Groenlandia e con un voto nel parlamento danese.