La guerra di potere tra Inps, Governo e sindacati. Quello stop al riordino dietro gli affondi di Boeri

Uno scontro di potere che si gioca tutto intorno a un triangolo. Ai tre vertici ci sono Governo, Inps e sindacati

Uno scontro di potere che si gioca tutto intorno a un triangolo. Ai tre vertici ci sono Governo, Inps e sindacati. L’oggetto del contendere è rappresentato dal progetto di riorganizzazione dell’Istituto di previdenza elaborato nei mesi scorsi dallo stesso numero uno, Tito Boeri, ma non ancora condotto in porto. Una navigazione che finora è stata sicuramente osteggiata dai sindacati. Ma verosimilmente anche da un Governo che non ha mai preso una posizione netta rispetto al piano, salvo chedere qualche morbida modifica con il ministro del lavoro, Giuliano Poletti. Nel gioco degli equilibri di potere, al momento, come al solito finisce per tenere banco il referendum sulla riforma costituzionale. Ma cosa c’entra l’appuntamento del 4 dicembre?

TUTTI IN ATTESA
Semplice, l’Esecutivo guidato da Matteo Renzi non vuole esacerbare il clima con le Confederazioni in vista dell’appuntamento referendiario. Un rischio che, hanno valutato a palazzo Chigi, si concretizzerebbe qualora il Governo prendesse una posizione nettamente favorevole al piano Boeri, tanto osteggiato dai sindacati. E qui non può non accendersi un faro sul merito della riorganizzazione pensata dall’economista bocconiano. Che innanzitutto parte da un contenimento numerico del Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza. Quest’organo, del resto pullula di sindacalisti e di rappresentanti delle associazioni di categoria. Troppi, per Boeri, che vorrebbe snellirme il “corpaccione”. Ma l’economista intenderebbe anche cambiare l’interfaccia del Civ. Non più il direttore generale dell’Inps, ma solo il presidente. E per quale motivo? Semplice, perché essere in contatto con il direttore generale, come è stato finora, consente al Civ di influire sulle politiche relative ai dirigenti e quindi sull’organizzazione della macchina. Uno status quo che non è funzionale all’altro cardine della riforma Boeri, la riduzione dei dirigenti. Di sicuro i segnali giunti finora dal Governo non sono incoraggianti per Boeri. Il ministero del Tesoro, ha messo un po’ in discussione le economie di bilancio effettive che potrebbero essere conseguite con il taglio dei medesimi dirigenti. E poi la richiesta di qualche modifica da parte di Poletti.

GLI STRALI
Per questo, nell’intervista rilasciata ieri da Boeri al Corriere della sera, i toni della polemica contro il Governo, che va avanti da mesi su molte questioni, sono rimasti alti. E non poteva mancare un riferimento al tema della riorganizzazione. “Credo che una riforma di queste proporzioni non sia mai stata fatta nel panorama delle amministrazioni pubbliche in Italia”, ha premesso il presidente, spiegando che “ci sono due aspetti centrali”. Il primo “è spostare la dirigenza di livello più alto sul territorio e ridurre il numero dei dirigenti di prima fascia”. Il secondo “è avere una commissione esterna che imponga trasparenza nel processo di selezione della classe dirigente dell’Inps. Inutile dire che mi sono trovato di fronte a un’opposizione molto forte”. Di che tipo? “Sicuramente interna da parte delle rappresentanze dei dirigenti”, ma anche “esterna da parte di rappresentanze delle parti sociali”. Quindi la stoccata all’Esecutivo: “Indubbiamente un sostegno del governo all’opera che sto facendo sarebbe molto utile per vincere”.